
Al cuore non si comanda, ma neanche alle proprie passioni: lo ha ben capito Francesca Figus che, sin da piccola, ha sempre avuto un unico grande sogno nel cassetto, quello di diventare attrice. Dopo l’esordio a soli 8 anni nel programma per bambini “Tip Tap”, prosegue gli studi liceali e inizia una breve parentesi universitaria. Certe luci, però, non puoi spegnerle. Così Francesca Figus decide di dedicare anima e corpo alla recitazione, iscrivendosi dapprima alla scuola di Beatrice Bracco e frequentando poi uno stage a Parigi tenuto da Jean Paul Denizon. Porta tutto ciò che vede, sente e impara nei tanti lavori in TV, cinema e teatro e, non da ultima, nell’esperienza come produttrice della webserie “Noi due e gli altri”. E a questo proposito, ha rivelato a noi di Spettacolo News di stare per girare un importante cortometraggio…
Dai primi passi nel programma “Tip Tap”, dove ballavi e cantavi alla decisione di studiare recitazione all’Accademia Beatrice Bracco. Quando questa passione ha preso il sopravvento su di te?
Ho deciso di voler fare l’attrice da quando ero piccolissima, anche se non capivo bene che lavoro e che mondo fosse, ovviamente, sono sempre stata un’appassionata di cinema. A 8 anni il pomeriggio mi mettevo a guardare tutti i film che una bambina potesse vedere. Mi sono avvicinata al teatro quando ho iniziato a fare danza, con gli spettacoli e i saggi e poi il programma di Rai 2. La mia famiglia non voleva facessi questo mestiere e quindi, dopo aver smesso danza verso i 13 anni, ho lasciato perdere tutto e ho continuato a studiare. Mi sono iscritta all’Università al corso di Psicologia infantile, altra mia passione. Però mentre studiavo pensavo “Io quello che voglio davvero fare è l’attrice, ci voglio provare”. Ho lasciato l’Università e mi sono iscritta alla scuola di Beatrice Bracco. Ho iniziato a lavorare subito. Se avessi capito che quella non sarebbe stata la mia strada, avrei ripreso a studiare e mi sarei occupata di bambini.
Ti sei trasferita a Parigi per frequentare il seminario di Denizon, assistente di Peter Brook. Cosa hai portato a casa da questa esperienza? Cosa invece hai portato con te degli insegnamenti imparati in Accademia?
Una quindicina di anni fa, in un momento in cui non lavoravo, sentivo la necessità di cambiare aria. Parigi l’ho sempre amata, una mia amica aveva casa, me l’ha affittata e quindi la decisione è stata piuttosto semplice, avevo un appoggio. Sono andata e ho fatto un provino per entrare nella scuola di Denizon. Ho studiato lì per un anno. Volevo studiare un metodo completamente diverso da quello che avevo fatto. Io ho studiato il metodo dell’Actor Studio, il metodo Stanislavskij, mentre Peter Brook è completamente un’altra cosa e volevo provarlo. È stata un’esperienza bellissima: ho studiato con persone provenienti da varie parti della Francia e il loro approccio è completamente diverso dal nostro. Noi siamo molto più fisici, anche nelle pause, loro no. E questo lo portano anche sul palcoscenico. Mi sono dovuta spogliare di quella parte mia di fisicità italiana ed essere più fredda. E poi ogni settimana avevamo tre ore di lezione di arti marziali ed è stata una figata! Peter Brook lavora molto sul movimento del corpo e in questo le arti marziali aiutano molto. Di mio ho portato loro l’entrare in un personaggio in modo più emotivo.
Nella tua carriera hai spaziato tra TV, cinema e teatro. C’è uno tra questi mondi che preferisci?
Il set, quindi il cinema e la televisione. Sul set si crea una bolla di famiglia, di gruppo, lo stare insieme per molto tempo ed è quello che mi piace di questo mestiere. Questo mestiere si fa insieme agli altri, da solo non vai da nessuna parte e io sono per l’essere insieme, sempre, nella vita proprio. Non sono per niente una solitaria, mi piace il gruppo e insieme e nel gruppo lavoro meglio. Si crea un’energia molto forte. Nel teatro ci sono meno persone. C’è il pubblico, ma è distante da te.
Ti sei rivista in modo particolare in uno dei tanti personaggi interpretati fino ad ora?
Un po’ in tutti, perché poi porti sempre una parte di te nei personaggi. Quello che ricordo con grande piacere sia perché mi sono divertita sia perché era un personaggio che non faceva parte di quest’epoca, era degli anni ’40, è stato il ruolo che ho interpretato nel film “Padre Pio”. Indossare i costumi e le pettinature dell’epoca mi è piaciuto molto.
E delle tue vesti da produttrice per la webserie “Noi due e gli altri” cosa ci puoi dire? Meglio davanti o dietro la macchina da presa?
Questa è stata la mia più grande soddisfazione insieme ad Alessia Barela, che è la mia più cara amica. Abbiamo fatto tutto da sole, Alessia l’ha scritta, io e lei poi l’abbiamo interpretata. Senza essere delle attrici con un nome importante ci siamo presentate a Repubblica, che ci ha accolto e ci ha messo sulla piattaforma. Per noi è stata veramente una grandissima soddisfazione. Mi piace stare sia davanti che dietro la macchina da presa. Io e Alessia abbiamo creato la società di produzione per partecipare ad un festival di cinema per 3 anni a Ponza. Facevamo parte dell’organizzazione ed è stato molto bello. Poi è nata questa webserie e adesso abbiamo un altro progetto di cui non posso parlare per scaramanzia. Ti posso invece dire con molta soddisfazione che sempre con la società di produzione abbiamo vinto un bando molto importante del Ministero degli Esteri e dell’Anica. Si tratta di un cortometraggio molto importante a livello internazionale, volto a portare all’estero la bellezza italiana. È un cortometraggio che inizieremo a girare adesso e dovremo consegnare a fine novembre. Credo sarà disponibile da gennaio del prossimo anno.
Recentemente hai preso parte alla serie TV Sky “Petra”, ispirata a questa donna forte e idealista, che non ama i compromessi. Come descriveresti l’intero progetto e com’è stato lavorarci?
Mi ha fatto molto piacere quando Maria Sole Tognazzi mi ha chiamata. Avevo già lavorato con lei, ci conosciamo molto bene. Il mio è un piccolissimo ruolo, sono nell’ultima puntata, ma quando mi ha chiamata sono stata molto felice. La stimo come regista e non avevo dubbi che sarebbe stato un ottimo lavoro, sta avendo molto successo. Sole ha portato il suo modo di girare così asciutto, delicato, femminile e poi sapevo che Petra sarebbe stato interpretato da Paola Cortellesi. Conosco molto bene anche lei, abbiamo studiato insieme alla scuola di recitazione ed erano tanti anni che non mi capitava di lavorarci insieme. Ho detto subito di sì per la grande stima che ho per entrambe. E poi sono per il lavoro di gruppo e se è femminile ancora di più.
Ci sono altri progetti futuri di cui puoi parlarci?
Per ora c’è in ballo questo cortometraggio di cui ti ho parlato. Sarà complicato per via del Covid, ma sarà tutto molto controllato. Prima di girare faremo tutti il tampone, sul set avremo tutti le mascherine e gli attori le toglieranno solo per filmare le scene. È difficile, ma pian piano stiamo ripartendo.
Gerarda Servodidio