
Negli anni ’60 l’Italia assunse il ruolo di esportatrice di format televisivi. “Giochi senza Frontiere” (“Jeux sans frontieres”) la coproduzione più longeva della tv, ha infatti origini tutte italiane. L’ispirazione venne da “Campanile Sera” condotto da Mike Bongiorno, Renato Tagliani (poi da Enza Sampò) ed Enzo Tortora, sfida basata su quiz e prove atletiche tra due diversi Comuni italiani, uno del Nord l’altro del Sud Italia, trasmessa dal Programma Nazionale (poi Rai 1) dal 1959 al 1962. L’idea piacque talmente a Guy Lux presentatore della tv francese da indurlo a copiarla per il suo “Intervilles”, con il beneplacito del presidente Charles De Gaulle che per incentivare i rapporti non solo economici tra i Paesi europei decise di dare vita a un progetto di gioco internazionale. Nacque una trasmissione tv andata in onda per 30 edizioni (1965-1982, 1988-1999) con più di 300 puntate, 2500 città partecipanti di 18 Nazioni. All’inizio i protagonisti furono solo Francia, Italia, Germania e Belgio, man mano negli anni si unirono gli altri paesi. Ettore Andenna, milanese, classe 1946 è il presentatore che ha avuto l’onore di presentare il maggior numero di puntate, ben 103.
“All’epoca commentavo per Radio Montecarlo le gare automobilistiche di Formula 1 e Rally. Un giorno durante una corsa sponsorizzata dalla Citroen si presentò Popi Perani, già autore di “Campanile Sera” e padre dei Giochi, il quale incuriosito da quell’evento sportivo da cui avrebbe potuto trarre ispirazione, mi ascoltò e decise di propormi come sostituto di Giulio Marchetti che aveva fino ad allora condotto “Giochi senza Frontiere” assieme ad Enzo Tortora poi con Renata Mauro e Rosanna Vaudetti. Nel 1976 debuttai in “Giochi sotto l’albero”, edizione invernale di “Giochi senza Frontiere” assieme alla mia collega di radio Barbara Marchand in diretta da Cortina D’Ampezzo. In seguito presentai anche Questa pazza pazza neve, altra edizione invernale dei Giochi.”.
Come veniva organizzata una edizione di Giochi senza Frontiere?
“La macchina organizzativa dei Giochi era molto complessa. La produzione era sotto l’egida dell’Eurovisione. Si cominciava a discutere a dicembre con riunioni dei vari Paesi partecipanti, che servivano anche ad aggiornare il corposo protocollo di regole preesistenti. A marzo venivano proposti i giochi cui le squadre delle varie nazioni avrebbero dovuto partecipare, che dovevano essere approvati da uno specifico comitato riunitosi tutti i mesi. Ad aprile si completava il quadro delle nazioni partecipanti e delle località che avrebbero ospitato i giochi fra quelle che avevano presentato la candidatura. In questo modo ci si poteva organizzare per i vari spostamenti che comprendevano un gran numero di persone. Tra squadre in gara e personale tecnico nelle ultime edizioni erano più di 400”.
Il vero artefice dei giochi è stato Popi Perani, autentico genio…
“All’epoca della famosa gara automobilistica, Popi Perani mi conosceva già, ascoltandomi fu incentivato a propormi alla conduzione di “Giochi senza Frontiere”. Negli anni ’60 fu contattato da Guy Lax, il Mike Bongiorno, francese, prima nelle vesti di autore di “Campanile Sera”, poi di ideatore dei giochi non solo per le squadre italiane ma anche per buona parte delle altre ricoprendo questo ruolo fino al 1989… Pensa che inventò più di 1500 giochi! Fu anche uno degli autori con me e Cino Tortorella de “La Bustarella”, programma di successo che condussi su Antenna 3 Lombardia. Ne “La Bustarella”, Popi provava dei giochi che poi inseriva in “Giochi senza Frontiere”.“.
Giochi senza Frontiere terminò nel 1982 per poi riprendere nel 1988, quali furono i motivi di questa pausa?
“La mancanza di idee e la noia, gli ultimi tempi si passava più tempo a frequentare i pranzi e le cene organizzate dai vari politici che a pianificare le edizioni. Poi nel 1986 fui contattato da Luciano Gigante uno degli storici produttori di “Giochi senza Frontiere”, all’epoca ero deputato al Parlamento europeo, il quale mi chiese di aiutarlo a farli tornare in tv. Il problema era che la Francia non ci stava, alla fine grazie alla mia opera di convincimento nei confronti delle autorità d’oltralpe presenti in sede europea si decise di organizzare di nuovo i giochi. Purtroppo essendo eurodeputato mi fu impossibile presentarli e la conduzione fu affidata a Claudio Lippi. Nel 1990 subentrai io con la spettacolare puntata speciale trasmessa da Macao in Cina che ritengo la più bella di tutta la storia di “Giochi senza Frontiere”.“.
Nelle varie edizioni che hai condotto qual è la partner che ricordi con più affetto?
“Di sicuro Milly Carlucci, al mio fianco ne 1978, con cui abbiamo fatto il record di audience nella storia dei Giochi. La finale a Montecatini Terme dove vinse Abano Terme del 7 settembre 1978, fu seguita solo in Italia da 19 milioni e 200 mila telespettatori, 200 milioni in Europa. Considera che fino al 1982 Giochi senza Frontiere è stata trasmessa sempre in diretta con tutti i rischi che poteva comportare una scelta simile, per fortuna grazie all’estrema professionalità con cui ogni edizione veniva organizzata non avemmo mai grossi problemi. Dal 1988 le puntate furono registrate con una settimana d’anticipo rispetto all’effettiva messa in onda.“.
Cosa ricordi dei due mitici arbitri Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi?
“Due veri professionisti. Erano arbitri internazionali provenienti entrambi dal mondo dell’hockey su ghiaccio, originari della Svizzera paese notoriamente neutrale. Parlavano correttamente quattro lingue, requisito fondamentale per una trasmissione internazionale come “Giochi senza Frontiere”. Conoscevano perfettamente il regolamento, questo gli consentiva d’intervenire con estrema autorità, evitando che ogni possibile disputa tra squadre interferisse nella messa in onda che ricordo era in Eurovisione. Mentre Gennaro si concedeva allo scherzo, dei due Guido era il più austero, fisicamente ricordavano un po’ una coppia di comici, uno alto e robusto, l’altro basso e magro.“.
Mi racconti un aneddoto fra i tanti che ti è rimasto particolarmente impresso?
“Te ne racconto due. Grecia 1994, eravamo nell’isola greca di Poros, l’organizzazione decise di registrare la puntata serale di fronte al mare, considera che questo comportava un eccessivo utilizzo di energia elettrica perché il mare assorbe tantissima luce, fatto sta che la corrente saltò, mandando nel panico i tecnici locali. Alla fine si decise di fare la prova generale in pieno giorno. Ricordo che finimmo a ridosso della registrazione serale, nel caos più totale. Per fortuna tutti ci demmo un gran da fare per mettere a posto le cose, pensa che il produttore Luciano Gigante s’incaricò pur non essendo suo il compito, di far distribuire i costumi di scena e Marie-Claire Vionnet direttrice dell’Eurovisione sovrintendeva alla consegna dei biglietti al pubblico. La registrazione iniziata alle 21.00, procedeva lentissima per paura che la corrente potesse saltare di nuovo. All’alba, col sole all’orizzonte, stavamo ancora registrando. A quel punto si decise di usare davanti alle telecamere dei potenti filtri blu per non far vedere agli spettatori, che avrebbero seguito successivamente la puntata, che ormai si era in pieno giorno. Come se non bastasse i tubi utilizzati per l’ultimo gioco, che non era stato provato per mancanza di tempo, si ruppero mettendo in grave pericolo molti dei concorrenti. Una puntata per certi versi memorabile, per fortuna grazie a delle riprese ad hoc quando andò in onda in tutta Europa nessuno si accorse di nulla. Ricordo che nel 1992, m’inventai una telecronaca alla rovescia a causa di un paese della Basilicata che giungeva ultimo in tutti i giochi. A quel punto arrivai a incoraggiarli ad arrivare ultimi fino alla fine per fare l’en plein. Nel gioco finale stavano per arrivare penultimi davanti alla squadra francese, poi si fecero superare e per fortuna (ride, ndr) arrivarono ultimi anche in quello! Credo che gli abitanti del paese mi abbiano in quell’occasione odiato tutti. La mia ultima edizione di “Giochi senza Frontiere” fu quella del 1996, poi andai via in disaccordo con le modifiche che nel frattempo si volevano apportare.”.
Enzo Mauri