
Giorgio Lupano, noto attore di teatro, cinema e televisione, ha portato in scena al Teatro Ghione di Roma dal 23 e al 26 febbraio, un adattamento teatrale del racconto “Il curioso caso di Benjamin Button” di Francis Scott Fitzgerald, intitolato “La vita al contrario“. Rende onore così a un testo che in precedenza adattato in formato cinematografico ebbe un grande successo: tanti i premi vinti come la Miglior Scenografia, il Miglior Trucco e i Migliori Effetti Speciali.
La storia è ambientata nella seconda metà dell’800 e possiede caratteristiche uniche. Benjamin Button, il suo protagonista, nasce con l’aspetto di un uomo molto anziano e comprende solo con il passare del tempo che la sua vita scorre al contrario, ad ogni compleanno infatti il suo aspetto sembra ringiovanire, contro natura.
Tanti i temi trattati in un contesto simile, dalla diversità allo scontro con i pregiudizi sociali, al rapporto difficile con lo scorrere del tempo tanto temuto, per il conseguente deterioramento della persona.
E’ possibile ammirare sul palcoscenico un susseguirsi di dialoghi e di emozioni tutte incarnate e rappresentate dal solo Giorgio Lupano. L’attore infatti esegue un monologo per oltre un’ora, riuscendo molto bene a rendere l’idea di quale personaggio sta interpretando in quale momento, donando scene simpatiche e molto riflessive in pochi gesti.
Insieme a lui sul palco è presente anche Elisabetta Dugatto, ballerina che lo accompagna in scena, interpretando seppur con soli passi di danza, la donna amata dal protagonista, qui chiamato Nino. Per la regia di Ferdinando Ceriani, questo adattamento teatrale del famoso racconto di Fitzgerald, merita di essere applaudito, non solo per la bravura rappresentata da Lupano nella molteplice interpretazione instancabile della storia, non poco complessa, ma anche per il grande messaggio su cui riflettere una volta fuori dal teatro.
Ciò che viene più trasmesso infatti, è che non è importante se con il passare del tempo si assiste ad un grande deterioramento fisico, anche nel caso di assenza di esso come nella vita di Nino, si proverebbe dopo molti anni un grande senso di inquietudine e inadeguatezza verso la modernità, al di fuori della propria epoca e con la società che, anziano o neonato che sia, considera di troppo. Egli infatti, nonostante finisca il suo percorso di vita da bambino, ha le stesse esigenze di essere accudito che avrebbe un uomo molto anziano.
La vita è un ciclo, che scorre in modo inesorabile e a prescindere dal suo tempo, non rende diverso nessuno. Non c’è un tempo specifico per compiere qualcosa, non c’è qualcuno diverso da qualcun altro, ognuno però percorre la sua strada in modo unico e speciale.
Silvia Bulzomi