Edoardo Purgatori ha debuttato il 20 novembre scorso al Teatro Belli di Roma con lo spettacolo “Killology” e sarà impegnato da gennaio al Teatro Piccolo Eliseo con “Fuorigioco-The pass”. Classe 1989, l’attore romano Edoardo Purgatori è figlio di un’attrice e storica dell’arte tedesca e del giornalista Andrea Purgatori, inizia a recitare a scuola. Già dal 2007 compare in alcune serie televisive e dopo aver studiato all’Oxford School of Drama, nel 2013 entra nel cast di “Un medico in famiglia”, nel ruolo di Emiliano Lupi, un ragazzo con un passato difficile alle spalle. Nel 2017  Edoardo Purgatori partecipa a “Tutto può succedere 2”, altra fortunata serie TV di Rai 1. Tra i molti ruoli, sul grande schermo compare in film come “Amore oggi” e la “Grande rabbia”. Recentemente convolato a nozze, oggi l’attore alterna ruoli teatrali, televisivi e cinematografici. Noi ci siamo fatti una bella chiacchierata con Edoardo Purgatori e lo abbiamo intervistato per voi!

Tua madre è tedesca, tuo padre italiano. Cosa senti di aver assorbito maggiormente di ciascuna delle due culture?
Forse da parte di mia madre la disciplina e la precisione, che comunque il lavoro di attore richiedono. Da parte di mio padre invece quella morbidezza, quell’emotività, quella fragilità e anche quel calore più umano presente nei nostri tratti caratteriali di italiani.

Ricordi la tua prima esperienza come attore?
Sì, certo! Ero a scuola e facevo uno dei pastori nella recita di Natale. Ho preso lezione di teatro là, ma le mie prime vere esperienze professionali sono state nella fiction “Donna detective” con Lucrezia Lante della Rovere diretta da Cinzia T.H. Torrini e poi in “Un caso di coscienza”.

Il grande pubblico ti ha conosciuto bene grazie la partecipazione ad “Un medico in famiglia”, in cui ricoprivi il ruolo di Emiliano. Cosa conservi di quella esperienza?
È stata un’esperienza bellissima perché mi ha veramente permesso di imparare molto sul mio mestiere, dal momento che tre stagioni di “Un medico in famiglia” ti portano a lavorare a dei ritmi molto serrati. Dal punto di vista umano ho poi avuto la fortuna di recitare con attori come Giulio Scarpati, Lino Banfi o la Vukotic, che sono stati carinissimi con me e dai quali ho appreso come stare su un set. Sono veramente migliorato anche perché è stato il mio primo grande ruolo.

A che punto della tua carriera ti senti?
Sto crescendo tanto, a gennaio compirò 30 anni e questi due spettacoli che stiamo portando in scena, uno adesso al Teatro Belli intitolato “Killology” e l’altro a gennaio al Piccolo Eliseo, sono due progetti nati dalla mia compagnia di tetro che si chiama la ‘Forma dell’acqua’. Sto facendo una serie di scelte dal punto di vista artistico che mi stanno dando tantissimo. È un bel momento! Sto crescendo come attore, i ruoli che stanno arrivando sono molto interessanti e sono molto felice.

Se dovessi scegliere un collega attore o un regista con il quale ti piacerebbe lavorare, ma con cui non hai ancora avuto modo di collaborare, chi nomineresti?
Come regista sicuramente Matteo Garrone, al momento è quello che più mi stimola e incuriosisce del panorama italiano. Come attore Elio Germano, Luca Marinelli o lo stesso Servillo.

Come accennavi prima dal 20 novembre sei in teatro con lo spettacolo “Killology” di Gary Owen. Di cosa parla? Che personaggio interpreti?
Il testo è molto particolare, è stato scritto molto recentemente da Gary Owen. È stato portato in scena al Royal Court Theatre di Londra e ha vinto l’Olivier Award come miglio testo dell’anno scorso. Killology è il videogioco più violento e popolare mai creato nella storia dell’essere umano, un po’ come GTA ma molto più estremo. La storia è ambientata ai giorni nostri e racconta di tre personaggi, un ragazzo, un giovane uomo e un padre, le cui vite si incrociano a causa di questo gioco. Il testo va un po’ a sviscerare il rapporto padre figlio e ad analizzare il ruolo della violenza ai giorni nostri e il suo effetto sui rapporti umani. Io interpreto il più giovane dei tre, Michele, un ragazzo di periferia abbandonato dal padre da piccolo che, prima di andarsene, gli dona un cane con il quale instaura un rapporto affettivo molto forte. Cresce con la madre nel contesto difficile della periferia popolata da individui da lui definiti psicopatici, con i quali è costretto a scontrarsi contando solo sulle proprie forze. Non rivelo altro anche perché ci saranno dei bei colpi di scena.

Tra gennaio e febbraio invece sarai uno dei protagonisti di “Fuorigioco”, opera teatrale che affronta tra i vari temi anche quello  dell’omosessualità nel mondo del calcio. Credi che questo tabù sia ancora lontano dall’essere superato?
Il calcio è forse l’unico sport in cui ancora nessun giocatore si è ufficialmente dichiarato omosessuale, molti aspettano di finire la carriera prima di fare outing. Io penso che se domani, ad esempio, un Cristiano Ronaldo dichiarasse la propria omosessualità rimarrebbe comunque uno dei giocatori più forti della storia, siamo pronti per questo. Resta comunque un problema nella società, in Italia l’omosessualità è ancora per certi versi un tabù. Basta guardare il tipo di politica di odio, di razzismo e di omofobia portata avanti oggi. Penso che parlare di queste tematiche sia molto importante, ecco perché con la collaborazione di Amnesty International e il patrocinio del Coni andremo anche a parlare ai giovani nelle scuole proprio di omofobia.

In quali altri progetti ti vedremo impegnato prossimamente?
Il 30 novembre uscirà la nuova serie di Netflix “Baby”, sulla vicenda delle baby squillo, e nella prima parte del prossimo anno “Freaks Out”, film molto bello, diretto da Gabriele Mainetti e ambientato durante la seconda guerra mondiale. Poi c’è in cantiere per il teatro un altro progetto che presenteremo a marzo con Iacopo Olmo Antinori, Marina Occhionero e Armando Quaranta che si intitola “Loose ends- Giovani sospesi”. È testo nuovo che stiamo scrivendo noi, che porteremo in scena come primo progetto della nostra compagnia ed è rivolto soprattutto ai ragazzi.

Cosa ama fare Edoardo Purgatori oltre che recitare?
Sono molto appassionato di pugilato, sport che pratico. Ho imparato a suonare da un paio di anni la chitarra, mi piace molto andare a teatro, leggere e viaggiare. Sono una persona in generale molto curiosa, aperta a fare nuove esperienze!

Floriana Durante

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