
Senza filtri, senza paura di raccontarsi e di far sentire la sua voce, rimasta in silenzio per troppo tempo: ieri mattina si è mostrato così Michele Bravi nella conferenza stampa di presentazione del suo nuovo album “La Geografia del Buio”. Il silenzio, il buio e soprattutto il dolore sono condizioni che Michele conosce bene, che ha dovuto affrontare per rivedere finalmente la luce. “L’anno scorso mi sono imbattuto nel libro del 1961 di Lewis, intitolato ‘Diario di un dolore’, delle lettere a se stesso dove riflette sulla perdita della moglie, parlando di una cosa che chiama l’orientamento dell’afflizione. Vi leggo un passo: ‘Avevo pensato di poter descrivere uno stato, di fare una mappa dell’afflizione, invece ho scoperto che l’afflizione non è uno stato, bensì un processo, non le serve una mappa ma una storia’. Ecco, questo disco è un processo, è una storia su come convivere col buio, non su come uscirne. È un concept album che va seguito come un sentiero perché attraversa il buio e attraversandolo si scopre un modo per conviverci, dargli una collocazione. Il buio è un fatto, è una casa senza finestre e io ho imparato ad abitarla.”.
Michele Bravi ha anche imparato ad ascoltare il proprio corpo, le proprie emozioni e lo spiega nel brano “Storia del mio corpo”: “Potevo chiudermi dentro casa, nascondermi. Ma c’era un luogo dal quale non potevo fuggire ed era il mio corpo. In questa canzone ho scritto tutto quello che il mio corpo ha sentito sulla pelle durante la terapia: la perdita di aderenza dal reale, la dissociazione, le allucinazioni. È una dedica d’amore al proprio corpo che piano piano torna ad affacciarsi sul mondo.”.
L’amore, l’altra faccia della medaglia, o meglio de “La Geografia del Buio”. L’amore che nasce dalla sofferenza e che ti fa apprezzare le piccole cose, i piccoli gesti. L’amore è tutto, è ovunque e Michele lo descrive nel singolo “Tutte le poesie sono d’amore”. L’amore è quello che gli hanno dimostrato alcune persone durante il periodo più difficile. Tra queste ha ricordato Fiorello, la sua “madrina” Maria de Filippi, che lo ha battezzato nel mondo della musica e Fedez e Chiara Ferragni. “Mi hanno accolto senza aspettarsi nulla in cambio, se non rivedermi risplendere. Sarò loro infinitamente grato.”. A qualcuno di speciale è rivolto il pezzo “A sette passi di distanza”: “Prende il titolo dal libro che mi ha regalato questo ragazzo che mi è stato vicino. È un classico della letteratura moderna ed è ‘L’amore ai tempi del colera’, che racconta della corsa infinita dei due amanti che riescono ad amarsi solo alla fine quando si chiudono su una nave fingendosi malati di colera. Durante il percorso intorno al mondo per raggiungersi a un certo punto sono così lontani che anche il fuso orario li divide. Marquez dice ‘Non erano più a 7 passi di distanza, erano in 2 giorni diversi’. Vorrei che questo disco riesca a rompere la distanza geografica e a riportarmi a 7 passi di distanza da questa persona.”.
Avendo vissuto il dolore sulla propria pelle, Michele Bravi spera che il messaggio che arrivi sia un messaggio di forza. La domanda che si è posto in continuazione e che si pone chi subisce un trauma è “Perché è successo? Qual è il senso?”. Michele ha capito che un senso non c’è e che condividere ciò che si prova può essere il vero aiuto.
Se volete addentrarvi ne “La Geografia del Buio” di Michele Bravi, vi ricordiamo che il disco sarà fuori ovunque da domani, venerdì 29 gennaio.
Gerarda Servodidio