
In matematica lo zero è detto elemento neutro dell’addizione, nella musica invece lo zero ha un valore assoluto soprattutto se anticipato dal nome Renato!
Eccentrico, coraggioso, rivoluzionario. Iconico e provocatore sempre… Semplicemente in due parole: Renato Zero.
La sua musica si basa sul concetto di “oltre”: una musica che si guarda, che si veste di abiti e maschere che riflettono un pensiero, un’idea, uno spettacolo. Ed è proprio con lo stupore che il cantautore romano, insieme all’incredibile voce, ha unito e segnato diverse generazioni. Sin dagli esordi la sua eccentricità è stata simbolo, “Il triangolo no” è stato un inno all’anticonformismo, un manifesto di libertà.
Ma Zero stupisce tutti ancora una volta. Oggi, 30 settembre, giorno del suo 70esimo compleanno, festeggia a modo suo con l’uscita di un nuovo progetto discografico, un’opera dal sapore monumentale che sfida le attuali regole del mercato. Ma Renato Zero, Fiacchini all’anagrafe, alle sfide è abituato.
Cresciuto in un quartiere popolare, figlio di un poliziotto e di un’infermiera, ha iniziato da ragazzino a farsi strada nell’ambiente artistico con una lunga gavetta, esibendo la sua ambiguità in un contesto poco incline ad accettare certe espressioni di pensiero. E’ con l’inizio degli anni ’70, l’avvento di personaggi come David Bowie che Renato Zero trova la sua identità artistica: un personaggio dal look eccessivo e dalla esibita ambiguità che sfida le convenzioni, dà voce ai ragazzi delle periferie e canta canzoni che possono descrivere situazioni sessualmente trasgressive.
Nel 1977 arriva l’album “Zerofobia“, grazie al quale svetta nelle classifiche italiane con i brani come “Mi vendo“, “Morire qui” e “Il cielo“, uno dei classici del suo repertorio. In questi anni il successo per lui cresce incredibilmente, seguito da un pubblico caloroso che non lo abbandonerà più: in principio erano gli “Zerofolli”, poi ribattezzati “Sorcini“. Il culmine di questo periodo è rappresentato dai concerti in un tendone da circo, “Zerolandia“, stesso titolo di uno degli album più fortunati della sua carriera.
Il suo successo diventa un fenomeno sociologico e per molti aspetti unico nel panorama italiano. Oggi – che di anni ne compie 70 – dimostra di non aver perso quello tenacia e determinazione e per l’occasione presenta “Zerosettanta – Volume tre”, il primo di tre album di inediti che usciranno uno dopo l’altro entro la fine del 2020. 40 brani, rappresentativi di un trascorso che vuole ribadire lo sforzo e l’attenzione verso quella coerenza che lo ha sempre contraddistinto. E allora spazio all’amore, alla natura, al rapporto con la fede e perfino al Covid-19. La scelta di partire dal numero 3 è legata alla tradizione dei sorcini che prima dell’inizio di ogni concerto lo chiamano sul palco con il fatidico countdown: “3, 2, 1… Zero!”.

In uno di questi album c’è anche un duetto con l’amica di sempre Loredana Bertè: i due sono legati da una cinquantennale amicizia. Un’amicizia forte e folle nata al Piper, lo storico locale romano e seguita da tanto divertimento e gioia.
Un duo, il loro, che in quegli anni era più un trio, arricchito dalla presenza di Mimì (Mia Martini) con cui agli esordi delle rispettive carriere, si affacciavano sulle prime scene musicali.
Nel 1991 Renato Zero ha sfiorato la vittoria al Festival di Sanremo, arrivando secondo con il brano “Spalle al muro”. Per l’occasione si è presentato in una veste sobria a cui il grande pubblico non era abituato. La canzone – scritta da Mariella Nava – parla di anzianità e grazie all’intensa interpretazione di Zero, è stata molto applaudita nonostante toccasse un tema poco trattato nella musica italiana.
Nel 1993 fa il bis all’Ariston con il brano “Ave Maria” e, al termine della sua esibizione, tutto il pubblico era in piedi in un applauso di oltre 4 minuti.
Solo molti anni dopo tornerà su quel palco, questa volta in qualità di super ospite, nella 66esima edizione del Festival regalando un grande medley di successi.
Per lui ora sono 70 primavere, un traguardo importante impreziosito da trionfi importanti e per festeggiare si è regalato questa trilogia. “Il mio compleanno si festeggia così” dice l’artista “con la mia penna ancora calda di scrittura e con il microfono acceso. Non è vero che sono un cantante. Non lo sono mai stato. Un osservatore pensante e parlante, sì. Un raccoglitore di anime, con un costante rispetto ed innamoramento verso la melodia. L’ispirazione stavolta è stata tanta e generosa.”.
Chissà chi in passato gli diceva “Sei uno zero” che valore adesso dà a quel numero… Sono certa che lui, riascoltando quella frase, se ne andrebbe con la testa bassa, gli occhi socchiusi, il sorriso tipico alla Renato dicendo tra se “Ciao Nì”!
Sara Brestolli