
Abbiamo deciso di intervistare Roberta Carrese, in arte semplicemente Carrese, la giovane affascinante cantautrice che da poco ha lanciato il suo secondo singolo, “Vetro“.
Roberta Carrese Nasce a Venafro nel luglio del 1994, a 11 anni comincia a suonare la chitarra, a 14 inizia ad esibirsi con musica live nelle piazze e club locali, a 19 anni si trasferisce a Roma per frequentare il DAMS e da lì il sogno incomincia a trasformarsi in realtà.
Nel 2015 sale sul palco di “The Voice of Italy” aggiudicandosi il secondo posto. Subito dopo esce il suo EP di cover e poi, per due anni, gira l’Italia fra importanti festival e palchi con esibizioni da solista (voce e chitarra) e con formazioni diverse (band).
E’ la fine del 2017 quando decide di dedicarsi al suo primo album. A settembre del 2018 incontra la produttrice Marta Venturini (Studionero) con la quale attualmente collabora per la produzione musicale dei suoi brani.
A gennaio di quest’anno è uscito il suo primo singolo “Smart“, il racconto semplice ed autoironico di un momento di scoraggiamento. Il 13 marzo, invece, è uscito il suo nuovo singolo intitolato “Vetro“, una ballad che fa l’occhiolino allo scenario inglese e alla musica soul di Prince. Una canzone che si evolve secondo dopo secondo e culmina in un’esplosione di voce e musica. «Chi mi conosce bene, può ritrovarmi nel testo di “Vetro”. Chi mi vuole conoscere, anche. In questo pezzo, nato una mattina di ottobre del 2018, ho raccontato me stessa. Non è dedicato a nessuno in particolare, ho immaginato un dialogo allo specchio.».
Non ci siamo accontentati di ritrovarla nel testo di “Vetro”, avevamo il desiderio di scoprire qualcosa in più su di lei.
Ecco la nostra intervista.
Sappiamo che hai iniziato a suonare la chitarra a 11 anni. Ricordi il momento in cui hai deciso, per la prima volta, di avvicinarti alla musica e in particolare a questo strumento? Il momento in cui sei passata dall’ascoltare a voler creare?
Sono cresciuta in una famiglia appassionata di musica. Devo soprattutto a mio padre la spinta per iniziare a suonare la chitarra, ma anche al mio maestro di musica che in prima media invitò tutta la classe a buttar via i flauti (noiosissimi) e a portare a scuola uno strumento diverso, come la chitarra appunto. Fui l’unica della classe a imparare subito gli accordi. Posso dire che da quel giorno io non abbia fatto altro che suonare. La mia “vena cantautoriale” è nata negli ultimi anni. Dopo “The Voice of Italy” ho sentito il bisogno di cantare a modo mio e di allontanarmi dalla figura di interprete legata sempre a canzoni di altri.
Sei ormai una romana acquisita… Ricordi i primi giorni nella capitale? Cosa ti ha spinto a scegliere proprio Roma e come è stato questo trasferimento? Immaginavi allora che sarebbe stato l’inizio di quest’avventura in cui ora ti trovi immersa?
Roma è la mia seconda mamma. Mi ci sono trasferita a 19 anni, appena dopo il liceo. Per ragioni economiche, inizialmente, avevo scelto di proseguire i miei studi a Napoli, dove la vita è sicuramente meno cara. Poi, grazie a una conoscenza che avevo, ho trovato una stanza doppia che mi potevo permettere e improvvisamente mi sono ritrovata a vivere su Viale Marconi, non distante dall’Università di RomaTre dove poi mi sono laureata. La mia prima giornata a Roma me la ricordo come fosse ieri. Camminai a piedi da casa fino a Piazza Venezia, prendendo il tram 8 e passando per Trastevere. È stata subito magica per me, l’unico posto in cui mi volessi trovare e in cui ancora oggi io voglia vivere.
“The Voice of Italy”. L’hai definita un’esperienza di crescita all’interno del difficile contenitore televisivo e mai un punto di arrivo. Come ti ha cambiato? In cosa ti ha arricchito? E, sul piano emotivo, cosa ti porterai dietro per sempre di quell’esperienza?
“The Voice” è stato il mio fortunato punto di partenza. Non avrei mai immaginato di piazzarmi al secondo posto. È stata sicuramente un’occasione di crescita sia personale che artistica e porterò sempre con me tutte le persone che ho conosciuto e con le quali ho vissuto mesi molto intensi. Oggi però non rifarei mai un talent con quella stessa immaturità artistica di allora. Potendo cambiare le cose, ci tornerei con un progetto in mano da lanciare dopo la fine del programma.
Dopo “The Voice” hai fatto vari concerti per circa due anni prima di cominciare a dedicarti alla scrittura del tuo primo album. Cosa ha determinato questa decisione? Quando hai capito che era arrivato il momento?
Scrivere è una vera e propria vocazione, un richiamo che viene da dentro. C’è stato un momento in cui ho deciso che avrei continuato con la musica solo se fossi riuscita a creare un progetto tutto mio. Così ho iniziato a lavorare come commessa e nel tempo libero mi sono dedicata alla musica. Oggi sono felice di quello che ho e delle persone con cui collaboro.
Il tuo ultimo singolo, “Vetro”, è un dialogo immaginato allo specchio in cui è possibile ritrovarti. Ecco, c’è qualcosa che a quello specchio non hai detto e che vorresti dire? Qualcosa che ci dica chi è Roberta Carrese?
Credo che sia troppo presto per dire di sapere chi sono. Mi sto scoprendo pian piano anche con le mie canzoni. Mi piacerebbe poter dire chi sono attraverso la musica che faccio, non aggiungendo altro:)
E infine per salutarci puoi dirci cosa ti manca di più in questo periodo di emergenza dovuta al Coronavirus e quale sarà la prima cosa che farai appena sarà finito?
Appena avrò la possibilità di uscire andrò in studio a registrare le ultime parti del pezzo che pubblicherò con l’arrivo dell’estate. La cosa che mi manca di più è abbracciare le persone che amo, scherzare, ridere, organizzare una cena tra amici e partire per andare a trovare la mia famiglia. E infine suonare live. Mi mancano i concerti!
Flaminia Grieco