
Intervista a Sergio Caputo, cantautore e musicista romano, raffinato musicista jazz, swing e pop. Indimenticato il grandissimo successo con il suo album “Un sabato italiano” del 1983. Una lunga carriera artistica la sua tra live, grandi collaborazioni internazionali e nazionali, letteratura, scrittura, poesia e pittura. Lo abbiamo intervistato per Spettacolo News.
Partiamo dall’evento del 2 agosto alle ore 21.00 presso il The Hive Hotel di Roma: una versione unplugged ripercorrendo la sua lunga carriera artistica. Lei è un artista molto amato e mai dimenticato, cosa ha voglia di trasmettere con la sua musica?
Intanto c’è da dire che la formula “unplugged” l’ho già sperimentata da parecchio tempo e mi piace per due motivi: uno, è che mi consente di suonare in luoghi e situazioni in cui suonare con la band non sarebbe possibile; due, perchè il rapporto col pubblico si fa più diretto e personale, posso accogliere richieste e proporre i miei brani in forma più essenziale, il che favorisce la comprensione dei testi. Con la mia musica mi piace trasmettere emozioni positive, non credo nelle canzoni “arrabbiate”.
In un panorama musicale spesso appiattito e uniforme, lei ha sviluppato un inconfondibile abbinamento tra la canzone italiana e il jazz, swing e con testi ispirati alla poesia moderna.
Era uno spazio che continuava a restare vuoto, pensavo alle bellissime canzoni jazz, da Duke Ellington a Cole Porter, a Gershwin… così decisi che quel vuoto potevo riempirlo io.
Siamo nel post Covid con la difficoltà del settore cultura, musica e spettacolo. Il suo progetto musicale più recente nasce e riparte nel 2019 con l’obiettivo di promuovere e diffondere la musica dal vivo, registrando live dei “piccoli concerti” . Siamo in epoca di mini live, sotto i 1000 posti, cosa si può fare per sostenere il mondo della musica e i suoi lavoratori?
Diciamo che i 1000 posti non sono poi così inadatti a un concerto, la maggior parte dei teatri hanno più o meno quella capienza. Grazie al fatto di aver creato varie formazioni, per tutte le circostanze dal club al teatro, non è insolito per me esibirmi anche in spazi a capienza limitata. Ma sinceramente credo che le cose torneranno a posto. L’umanità ha vissuto altre volte emergenze sanitarie difficili e ne è sempre uscita. Si troverà presto un vaccino come per le altre malattie. Per sostenere la musica, bisogna che essa sia considerata con lo stesso rispetto riservato alle altre forme d’arte, come il cinema, il teatro, il balletto, l’arte in generale; purtroppo i musicisti non sono in Italia una categoria protetta come in altri Paesi e questo dovrà cambiare.
Libri e musica, autore di libri e autore musicale: in quale settore lei si esprime al
meglio?
Non dipende da me, dipende dal passare degli anni. Il giorno che l’età non mi consentirà più di andare in giro a suonare e a cantare, mi dedicherò di più alla letteratura e alla pittura e scultura, che posso praticare a casa.
Tre volte al Festival di Sanremo e grandi collaborazioni artistiche nazionali e internazionali: cosa prende dai colleghi e cosa lascia di se stesso Sergio Caputo?
Per questioni caratteriali tendo a dare più che a ricevere, per il resto, spero di lasciare il ricordo di una bella esperienza a chi ha lavorato con me.
“Il peggio sembra essere passato…?” da “Sabato Italiano” (Teatri, cinema, live rimandati al 2021, come ne usciamo?)
Purtroppo il peggio ciclicamente torna… Ora ne usciamo con un bel vaccino, ma anche con una rieducazione sociale tale da scoprire lo spazio personale (quel piccolo perimetro fisico intorno a ciascuno di noi) spazio che deve essere rivalorizzato. Per me, che faccio il musicista e il cantante, anche senza COVID, una persona che mi attacchi un semplice raffreddore mi crea un danno inimmaginabile, possono saltare dei concerti, opportunità di lavoro per tutti coloro che lavorano con me e perfino problemi contrattuali e legali. Bisogna imparare a curarsi e a stare a casa quando si è malati, evitare di andare in giro a contagiare gli altri.
Alessandra Paparelli