Nell’afa milanese di inizio luglio, con la camicia appiccicosa e le onde del mare dietro le palpebre, ci prendiamo una mezz’oretta per fare una telefonata serale a Mameli.
Mameli sta andando in Sicilia mentre è al telefono con noi. La sua macchina sfreccia giù per lo stivale e le nostre parole, i nostri discorsi, s’incontrano a mezz’aria sopra l’autostrada del sole e si rincorrono verso il mare.

Guarda, inizierei subito con una domanda sul futuro: Cosa ci riserva Mameli? Parlando di un futuro prossimo.
Sto preparando l’album, manca ancora un po’, ma dopo l’estate uscirà il mio nuovo disco.

Tra l’altro ti faccio i complimenti perché stai sfornando singoli a tutto spiano e i tuoi nuovi pezzi sono davvero di altissimo livello, stanno uscendo solo hit Mameli… Quindi se l’album è tutto così sarà qualcosa di pazzesco!
Beh i brani migliori li tengo per dopo… (ride, ndr).

Fantastico. Come è cambiato il tuo modo di scrivere da “Ci vogliamo bene” a “Record”? Se è mutato.
Sì, è cambiato. Sono maturato io e la musica è cresciuta con me di pari passo. Sai, aumenta anche l’esperienza, sono contento che si senta questo cambiamento.

Gli ultimi singoli sono molto tristi e girano intorno ad una storia d’amore spezzata. Hai sempre avuto un sapore agrodolce, ma… tutto bene? Sei innamorato?
(ride, ndr) Sì, è vero che sono agrodolce. I miei pezzi sono molto autobiografici, comunque tutto bene grazie (ride di nuovo, ndr).

L’ultimo singolo “Senza di te” coi Sierra è particolare per te, credo sia la prima esperienza artistica insieme a dei rappers. Come è andata?
È andata bene! Mi sono trovato molto bene con loro. Sì, è la mia prima esperienza con dei rapper e devo dire che la rifarei. Loro sono molto forti.

Ora è il momento della domanda su “Amici”, te lo dico. Quanto è stato importante il percorso ad “Amici”, oltre alla ovvia vetrina che ti ha dato visibilità?
Molto. Guarda, una cosa importantissima in una situazione del genere è che devi avere la possibilità di poter presentare chi sei nella maniera più sincera e loro questa opportunità me l’hanno data. È stata un’esperienza musicalmente valida e ho conosciuto persone davvero in gamba con cui sono nate canzoni, per esempio Alex Britti… E’ una bella storia, è una bella storia… Sinceramente all’inizio ero scettico, anche perché il programma non lo avevo mai visto e, sai, ognuno si fa le sue idee poi sui talent… Però ti dico che farlo da dentro, nonostante sia lontano dal mio mondo musicale, è stato figo.

Sei rimasto in contatto con qualcuno dei ragazzi?
Sì, sì, con qualcuno ci sentiamo, ci aggiorniamo, anche coi ballerini… Un po’ tutti dai.

In questo periodo, soprattutto in America, molti artisti si stanno esponendo, catalizzando e veicolando messaggi grazie alla propria potenza strumentale e alcuni utilizzando non solo la propria voce, ma il proprio lavoro, la propria arte. Cosa ne pensi a riguardo? E’ giusto per un artista esporsi pubblicamente quando lo ritiene necessario?
Ti riferisci all’assassino di George Floyd? Quella roba è scandalosa, al di là di essere un’artista o meno, è scandalosa. Il vero problema è che molta gente lo è. Lo è davvero. È pieno di razzisti anche in Italia, ce ne sono davvero tanti… Quello che è successo a George Floyd ha avuto giustamente molto risalto, ma purtroppo sono cose che succedono continuamente e ovunque. Guarda anche quello che è successo a Sergio Sylvestre perché ha sbagliato l’inno d’Italia alla finale di coppa… Cioè io mi vergogno. Ho letto anche certi messaggi sul web… Davvero assurdo e vergognoso.

E secondo te è giusto che un’artista dica la propria, manifesti la sua posizione apertamente?
Sì, sì perché abbiamo la fortuna di avere delle persone che ci seguono e che quindi al di là della musica ci possono ascoltare. Possiamo veicolare dei messaggi, poi purtroppo succede anche che degli artisti veicolino i messaggi sbagliati, è successo parecchie volte. Non dico sul razzismo, dico in generale sul contenuto del messaggio.

Che deriva sta prendendo secondo te la musica indie e il pop italiano in generale?
Ma guarda ne parlavo in questi giorni coi miei amici, allora… L’indie diciamo pure che è stato sputtanato. Nel senso che è stato sputtanato il senso dell’indie. La musica indie a cui ci riferiamo io e te in questo momento probabilmente è musica pop. Il senso dell’indie è stato un po’ stuprato perché mille artisti si sono cuciti addosso l’etichetta di “indie” perché andava in quel momento. L’indie alla fine è semplicemente il nuovo cantautorato, lasciando perdere la concezione di etichetta indipendente… poi si è mischiato col commerciale. Quello che adesso chiamiamo indie, compreso me, che infatti mi dà fastidio essere etichettato come artista indie, è in realtà pop. Io sono un cantautore che fa musica pop. L’indie è un’altra cosa e non è neanche quello che oggi viene spacciato per vero indie. Non so che cosa succederà, l’indie che intendiamo tutti è un trend che è esploso, vedremo cosa accadrà. Il fatto del trend lo vedi dalle frasi stereotipate che si sentono nelle canzoni, lo stesso concetto stereotipato ripreso da tutti perché è il trend. Questo è assurdo perché l’indie concettualmente è indipendenza appunto, libertà espressiva e se ora siamo finiti negli stereotipi capisci che il meccanismo si è rotto, che qualcosa è andato storto. Gli artisti che si proclamano indie sono in realtà in una gabbia artistica a seguire degli schemi, non sono liberi e indipendenti.

Quanto si sente siciliano Mameli?
Tanto! Guarda sono in macchina adesso che sto andando in Sicilia. Ma credo che sia una cosa che si veda, sono cresciuto a Catania e ci stavo benissimo. Ora è molti anni che vivo a Milano e devo dire che ci sto bene. Diciamo che non ho mai avuto paura di non trovarmici ,come spesso accade a chi si trasferisce, perché ho sempre avuto parenti e amici a Milano e quindi ci venivo spesso e la conoscevo come città e come realtà. Per la musica poi non si scappa, devi venire a Milano. Milano è una città piena zeppa di cultura e cose da fare e vedere, è una città figa in cui vivere.

Artisti di riferimento della tua adolescenza e il tuo “coetaneo della scena” che approvi e apprezzi di più.
Da adolescente cantautorato pieno anni ’70. Quindi De Gregori, Dalla, Battisti, Guccini e De André. Di questi cinque mi ricordo che mi ero fatto il cd con dentro quelle venti canzoni che ascoltavo a ripetizione. Anche Alex Britti. Poi, adesso non voglio fare un atto di paraculo (ride ndr) però è vero, lo ascoltavo e lo adoro ancora. Ora invece della mia età… Ce ne sono un po’… Uno di preciso non saprei, ma ce ne sono un po’ che mi piacciono…

Federico Guarducci

Vi lasciamo qui sotto il link al profilo Spotify di Mameli:

Spotify Mameli

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