
Venerdì 7 giugno è uscito “Sunny Days”, il nuovo singolo di Mario Biondi in duetto con l’astro nascente jazz Cleveland P. Jones.
Mario Biondi, pseudonimo di Mario Ranno, nasce e Catania il 28 gennaio 1971. Riceve dal padre, anche lui cantante, quei primi input che si trasformeranno presto nella grande passione per la musica. La sua prima esperienza canora è tutt’altro che scontata: all’età di 12 anni entra a far parte di un coro gregoriano, un dato questo che ci dice qualcosa sull’impostazione vocale originaria dell’artista.
Il primo vero e proprio successo di Mario Biondi è arrivato nel 2004 con il singolo “This is what you are” (2006), canzone inizialmente destinata al mercato asiatico e poi diventata tormentone europeo. Proprio nel 2006 è iniziato la discografia di Mario Biondi con “Handful of Soul”, realizzato con la collaborazione dell’High Five Quintet. L’album ha vinto il Disco di Platino appena tre mesi dopo la sua pubblicazione. Nel 2007, l’artista italiano ha pubblicato il suo primo live album intitolato “I love you more”. Nel febbraio 2009, invece, è stato ospite al Festival di Sanremo, dove ha duettato con Karima Ammar nella canzone “Come in ogni ora”. La voglia di scrivere canzoni a Mario Biondi non è passata nemmeno in “Best of Soul”, disco doppio uscito nel 2016 dove ben 7 brani su 22 sono inediti.
Cleveland P. Jones, cantautore statunitense viene ormai considerato la vera incarnazione dell’anima e del jazz. Nativo di una piccola città chiamata North in South Carolina, ha iniziato il suo viaggio artistico in tenera età sotto la tutela di sua madre e di suo nonno che cantavano in chiesa. Mentre studiava a Morehouse, si innamorò immediatamente della musica jazz. Nel 2013, Cleveland ha pubblicato il suo album di debutto, “Ace of Hearts“, e ha vinto il premio New Artist of The Year di SoulTracks.com. Ha anche avuto l’onore di aprire un concerto della leggenda Chaka Khan ed è stato l’ospite speciale di “The Shadowboxers“.
Per quanto riguarda il nuovo singolo Mario Biondi ha spiegato: “Gli occhi, che sono lo specchio dell’anima, si incontrano e raccontano con voci diverse la stessa storia. C’è chi grida e chi parla sotto voce ma il dolore è la stessa croce.”.