
“PFM canta De André“: sono passati 40 anni da quel tour memorabile che cambiò la storia della musica italiana, da quel connubio, fino a quel momento inedito in cui il rock progressive della PFM si sposò alla perfezione con i capolavori di uno dei più grandi cantautori italiani di sempre: Fabrizio De André. Per commemorare questi 40 anni, la PFM ha voluto regalare al suo pubblico un tuffo nel passato con l’emozionante tour “PFM canta De André Anniversary“. Il 26 maggio scorso, il tour ha toccato per la terza volta la Capitale, questa volta all’Auditorium Parco della Musica, con un concerto eccezionale dall’inizio alla fine.
Franz Di Cioccio (voce, percussioni e batteria), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino), Roberto Gualdi (batteria), Alessandro Scaglione (voce, tastieraa), Marco Sfogli (chitarra elettrica), Alberto Bravin (tastiere aggiuntive, chitarra acustica, voce).
La band si è presentata al pubblico dell’Auditorium annoverando tra le sue fila oltre che i componenti storici e non, anche due ospiti di altissimo spessore artistico: Michele Ascolese, chitarrista di numerosi tour portati in giro per l’Italia da Fabrizio a partire dal 1990, e Flavio Premoli già tastierista della PFM nonchè Fondatore.
La sala Santa Cecilia, gremita per l’evento, si è trasformata in un’ enorme e meravigliosa macchina del tempo, magistralmente guidata dalla band. Franz Di Cioccio, storico front-man del gruppo è riuscito nell’impresa di far rivivere, a distanza di 40 anni per l’appunto, quelle intense emozioni vissute nel 1979, quando a dare voce a “Bocca di rosa“, “Il pescatore” e “Marinella” era l’immenso Fabrizio.
La collaborazione tra due mondi così diversi, come racconta lo stesso Di Cioccio durante il concerto, prende vita quasi per caso, durante una cena nella tenuta di proprietà di Faber dove quest’ultimo aveva invitato la band in seguito a un loro concerto a Nuoro. Sull’onda di un “fiume di Vermentino” fu proprio Di Cioccio a proporre la collaborazione, quasi per gioco. Un De André dapprima diffidente, sciolse i suoi dubbi e diede il via a quello che è passato alla storia come la primissima collaborazione in assoluto tra il rock e la canzone d’autore, considerata da sempre minimalista e non adatta a quelle sonorità.
Il risultato di quella fantastica avventura è tangibile ancora oggi ascoltando i sempreverdi ragazzacci della PFM. Il tempo non sembra affatto passato, le sonorità, gli arrangiamenti sono praticamente rimasti gli stessi dell’epoca pur essendo cambiata la formazione della band.
L’apertura è affidata a una bravissima arpista, Micol Picchioni, che con la sua leggiadria prende per mano il pubblico emozionandolo con un’esibizione da solista con la sua splendida arpa. Le note di “Verranno a chiederti del nostro amore“, “Via del Campo” e la struggente “Canzone dell’amore perduto” volteggiano nella sala in una magica atmosfera. Quando a calcare il palco dell’Auditorium romano compaiono Di Cioccio e compagni, uno tsunami di emozioni travolge tutto e “Bocca di rosa” spalanca la porta della macchina del tempo che ci riporta indietro di 40 anni esatti, riproponendo quelle stesse immagini che non sembrano minimamente scalfite dall’inesorabile scorrere del tempo. Il vortice ci trascina passando attraverso Piero, il lucertolaio di “Zirichiltaggia“, Teresa di “Rimini“, Angiolina di “Volta la carta” e via così fino a culminare nel momento più suggestivo dell’intera serata: “La canzone di Marinella”.
Franz Di Cioccio lascia il microfono al centro del palco e prende posto dietro la sua batteria e, come per magia, Fabrizio si “materializza”, con la sua inconfondibile voce, calda e avvolgente. La PFM accompagna il poeta, a distanza di 40 anni, nell’esecuzione del suo più celebre brano e sul palco, in quel momento, sembra di scorgere davvero la sagoma di Fabrizio col suo ciuffo che cade sugli occhi, con la sua inseparabile chitarra e la sua sigaretta onnipresente.
Particolare rilievo va dato inoltre all’esecuzione di alcuni brani della “Buona novella” riarrangiati in occasione del 70esimo compleanno di De André nel 2010. E così anche i racconti ispirati ai vangeli apocrifi prendono quell’inconfondibile impronta rock che li rende ancora più splendenti.
In chiusura, non poteva che esserci “Il pescatore“, cavallo di battaglia del gruppo, che è riuscito a far cantare a squarciagola tutta la sala.
Ma la festa non si esaurisce con questa tappa del tour (tra l’altro la terza a Roma dopo le due al teatro Brancaccio dei mesi scorsi). Il 29 luglio infatti, l’Arena di Verona sarà teatro di un evento unico che vedrà protagonista la rock band, alla quale si affiancherà il bravissimo erede naturale ed artistico di Faber: suo figlio Cristiano. La PFM e Cristiano De André: un concerto da non perdere assolutamente vista anche la straordinarietà dell’evento.
La PFM tornerà poi nuovamente a deliziare la città eterna, con una nuova tappa del tour PFM canta De André Anniversary, prevista a novembre. I biglietti per gli eventi sono disponibili su TicketOne.
Flaminia Grieco