
Abbiamo intervistato Massimo Di Cataldo, idolo italiano di numerose teenagers degli anni ’90, cantante che ha fatto versare lacrime con “Adesso te ne vai” (brano con il quale si è classificato sesto al Festival di Sanremo 1996, proposto successivamente al pubblico anche in lingua spagnola) e che nel 2012 è riuscito a sdrammatizzare le profezie dei Maya con la sua “La fine del mondo”. Dopo un periodo difficile, di silenzio, lo scorso anno ha partecipato ai programmi televisivi “Tale e Quale Show” e “Ora o Mai più” dove, tornando in pista, ha presentato il nuovo singolo inedito “Ci credi ancore nell’amore”. A gennaio di quest’anno, infine, ha lanciato una nuova cover di Lucio Battisti, interpretando “Con il nastro rosa”.
Dopo anni ai vertici delle hit parade, un silenzio che è stato ora finalmente interrotto. Rimontare a cavallo non è sempre facile, ne siamo coscienti, ma è sicuramente emozionante. E noi abbiamo voluto condividere con lui questo ritorno e, con l’occasione, farci raccontare qualcosa in più, qualche emozione più nascosta, partendo dalla nuova cover e arrivando a ricordi del passato.
Ecco la nostra intervista per voi.
Sappiamo che sei molto legato al binomio Battisti/Mogol e che ti ha sempre affascinato, influenzando il tuo personale percorso artistico. Questa ammirazione nasce prima ancora dell’idea di una carriera musicale, quando eri ancora un bambino. Puoi dirci qualcosa in più? Ricordi la prima canzone che hai ascoltato? Quali emozioni ha suscitato?
Certamente da bambino ascoltavo molta musica… E fu proprio mio papà che mi faceva ascoltare i suoi dischi in vinile… Sin piccolo guardavo Sanremo alla tv, ma le canzoni del primo battisti sicuramente facevano già parte della vita di tanta gente e erano quelle che mi attraevano di più.
Perché proprio “Con il nastro rosa”? Cosa rende questa canzone così speciale per te, rispetto alle altre del repertorio?
Questa canzone mi ha colpito sin dal primo ascolto, ricordo che eravamo in macchina mentre passava alla radio parliamo del 1980 avevo 12 anni e ha fatto scattare qualcosa in me, da quel momento ho cominciato a sognare di poter cantare anch’io e scrivere canzoni.
Parlaci della tua collaborazione con Mogol per la realizzazione del video… Cosa ha significato per te?
È stato un grande onore poter accedere al CET, una bellissima struttura che accoglie le nuove generazioni e molti artisti con i quali si può creare uno scambio ed è proprio dallo scambio che nascono le grandi idee musicali. L’incontro con Mogol è stato molto importante, una figura che ammiro da tanti anni per il suo lavoro e per tutto quanto ha dato alla nostra letteratura. È stato bello conversare con lui proprio del valore dei testi delle sue canzoni.
Nel 2005 ti eri già cimentato con la coppia artistica, realizzando la cover del brano “Il nostro caro angelo”. A distanza di 14 anni, come ti ritieni cambiato artisticamente?
In questo momento sono senz’altro più libero da vincoli artistici e ho la possibilità di esprimermi al meglio intervenendo anche nelle scelte di produzione, oltre che di interpretazione. Comunque quella del 2015 fu una bella esperienza e il brano aveva un bell’arrangiamento… Sperimentale ma a mio avviso efficace.
“I ragazzi del muretto”…. Cosa ti viene in mente? E “Festival di Sanremo”?
E’ stato un bellissimo periodo della mia vita, peccato che non ci sia stato un seguito ai ragazzi del muretto, sarebbe bello oggi riprendere quella serie con i personaggi di allora, che si ritrovano dopo tanti anni magari con i problemi dei figli di oggi. Sanremo è stato molto importante per me perché mi ha dato una grande visibilità ma soprattutto ha fatto conoscere le mie canzoni a tanta gente.
Quale è stato il momento più difficile della tua carriera artistica e come lo hai affrontato?
Il momento difficile per me è stato quando con la vecchia casa discografica volevano che la mia musica fosse più commerciale e diretta ad un pubblico che ormai sta cambiando, così come me. Ho sempre cercato di dare attraverso le mie canzoni qualcosa di più. Non credo che la musica debba essere soltanto un prodotto commerciale. È una forma sublime di comunicazione e per questo mi sono trovato a dover fare delle scelte quindi ho fondato una etichetta e ho continuato a portare avanti le mie idee e quello in cui ancora credo.
Nel 2018 hai festeggiato i tuoi 50 anni al Piper Club di Roma, i tuoi 25 anni di carriera, sei apparso in televisione con la tua partecipazione ai programmi “Ora o mai più” e “Tale e quale show”. Lo definiresti un anno importante? Cosa porti con te di queste esperienze?
Un anno davvero molto importante, sono state esperienze impegnative ma anche divertenti e credo mi abbiano stimolato ancor di più a ad andare avanti in un percorso artistico fatto sì di canzoni, ma anche a livello personale ho ritrovato l’umorismo e ho lasciato emergere anche il mio lato più brillante.
E infine…cosa vedi per il futuro?
Per risponderti con una frase che mi è ormai molto cara “lo scopriremo solo vivendo”!
Flaminia Grieco