Ultimo non è solo l’artista del momento. Ultimo rappresenta la storia di molti, di chi ce l’ha fatta, con tanti sacrifici e tanto impegno. E’ l’emblema del ragazzetto dal carattere difficile che vive in una zona periferica di Roma, che ama la musica dei grandi cantautori italiani come Vasco Rossi e Antonello Venditti, che scrive testi nella sua cameretta e studia pianoforte per metterli in musica. Niccolò Moriconi ieri sera ha dimostrato al mondo intero che non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni, perchè le favole prima o poi si avverano. Ieri, la sua favola, ha preso forma allo Stadio Olimpico di fronte a 64mila persone: un numero spropositato di ragazzi, bambini e adulti, gente di tutte le età che ha cantato a squarciagola – dall’inizio alla fine – tutte le sue canzoni. Braccia al cielo, fascette in testa, striscioni, torce dei cellulari e fuochi d’artificio hanno reso magica una serata che quel ragazzo di San Basilio, a soli 23 anni, ha sognato (forse) per tutta la vita e che ora potrà ricordare per sempre.

L’artista romano classe 1996 ha presentato al pubblico le canzoni estratte dai suoi 3 album (“Pianeti“, “Peter Pan“, “Colpa delle favole“, ndr), ancora presenti nelle posizioni più alte delle classifiche nonostante due di essi siano usciti rispettivamente nel 2017 e nel 2018. Tre album in 3 anni, decine di canzoni ormai note a tutti, come “I tuoi particolari” – presentata sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo – o “Il ballo delle incertezze“, con cui invece ha trionfato sul palco dell’Ariston nella categoria giovani lo scorso anno.
In meno di 3 anni, come lui stesso ha raccontato, è passato dall’esibirsi in piccoli concerti di fronte a 10 persone a riempire lo stadio della Capitale con 64mila persone, registrando il tutto esaurito con 6 mesi di anticipo. Crederci è difficile, è vero, ma parlano i numeri ed i fatti che in pochi, prima di lui, sono riusciti a raggiungere.

Impossibile non ballare e scatenarsi sulle note del recente singolo “Ipocondria“, o emozionarsi con le parole e le musiche di brani come “Ti dedico il silenzio“, “Peter Pan“, “La stella più fragile dell’universo“, “Giusy“, “Quando fuori piove” o “Piccola stella“.

Da ricordare sono poi gli ingressi sul palco di Fabrizio Moro, con cui Ultimo ha duettato in “Portami via” e “La stazione dei ricordi” e uno dei suoi miti per eccellenza, Antonello Venditti. Con il noto cantautore Niccolò ha cantato “Roma Capoccia” e “Notte prima degli esami“, in un brivido che ha unito tutti in un’emozione senza tempo.

Prima di concludere lo show, durato quasi 3 ore e con una scaletta composta da oltre 30 pezzi, Ultimo ha presentato la sua band, ringraziato il pubblico e regalato una perla, tra lo stupore e la forte curiosità: una poesia scritta dallo stesso artista durante un viaggio qualche mese fa e dedicata a Roma, la sua città, che ieri sera gli ha dimostrato un amore ed una stima che difficilmente si possono descrivere a parole.

Un concerto come “La Favola” Niccolò non potrà mai dimenticarlo, ma anche chi era presente, senza dubbio, lo ricorderà per tutta la vita.

Carlotta d’Agostino

POESIA PER ROMA

So dieci giorni che sto fori
Dici sorridi e dentro muori
A me m’hanno stancato tutti
Donne , auto e amici a volte
Eppure de te io nun me stanco
A volte penso ar Tevere e poi canto
Anche se Roma nun è solo centro
Pe me sei bella come ndubbio spento
Come un rifugio per un ladro
Sei bella come l’Angelo e il peccato
Te pare poco? Di te pare poco essere immortale?
Quando te spegni e vie rtramonto che bellezza che rimane
Sei bella pure senza mare…
Li giù ai Parioli sono belli i ragazzetti
Ma pe me nun battono du occhi sopravvissuti a sti parcheggi
Che roma è Colosseo ma nun è solo quello
Roma è sta panchina rotta che da sogni a quer pischello
Roma è na finestra aperta piena de mollette e panni
È un bimbo cor pallone che è partito da San Giovanni
Mi padre me portava le domeniche allo stadio
Ancora tengo con gran cura la prima sciarpa nel mio armadio
“Roma capoccia der monno nfame”
Il primo saggio da bambino, la cantai col cuore.
Non è San Pietro ma sta chiesa che sta pezzi
La vera Roma sta nei vicoli che te turista non apprezzi
È na battaglia persa co politici corrotti
Però ne parli e dopo ridi perché a Roma te ne fotti
È un pranzo a casa mia co l’amici de na vita
Quelli che perdono a tressette e se la piano co la sfiga
Vuoi sta tranquillo senza troppe cianfrusaje
Te casca er mondo sulle spalle e trovi forza dentro un ‘daje’
So dieci giorni che sto fori e come me manchi
Domani torno e prima cosa vado a pia du guanti
Perchè per scrivere di te ce vo rispetto
Grazie per esse rimasta accesa quando nun c’avevo un letto.

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