Il direttore artistico per il secondo anno consecutivo del Festival di Sanremo 2019 è Claudio Baglioni e quest’anno ha davvero creato una batteria di concorrenti mai vista prima. Sarà più che interessante scoprire come si comporterà questo gruppo incredibilmente eterogeneo per stile, influenza, età anagrafica e storia, dove troviamo mostri sacri come Patty Pravo e rappresentanti di una parte della nuova musica italiana, come ad esempio Achille Lauro, artista di cui vi stiamo andando a parlare.
Al primo impatto il 28enne romano Lauro De Marinis (in arte Achille Lauro) può sembrare uno dei tanti giovani rappers sopra le righe di oggi, coi suoi tattoos (anche in volto) e l’esuberanza “spaccona” che li contraddistingue. Ma a prestare un poco più di attenzione, ci rendiamo subito conto che c’è qualcosa di diverso in Achille, di sostanzialmente differente.
Achille Lauro e Boss Doms (produttore dell’artista) sono due visionari. La loro vena sperimentale è incredibilmente aperta e sviluppa e ricerca nuovi suoni d’avanguardia all’interno di un genere ormai di massa come la trap-rap-hip hop.
Il duo romano inventa un sotto-genere, la “samba-trap“, e contamina continuamente il mondo della musica e della street-fashion con il suo stile ricercato e “soave
Achille Lauro porta al Festival di Sanremo 2019 il brano “Rolls Royce“, un titolo che già fa presagire l’intenzione di non voler “ammorbidirsi” ne cambiare leggermente genere o contenuto ad hoc per il festival; ma questa è una scelta scontata per chi già li conosce: Achille e Boss sono due mostri incorreggibili, due esploratori lanciati in una ricerca estetica e antropologica che scandaglia il surreale e l’inconscio di una società liquida e imprevedibile.
La strada intrapresa dai due artisti è una via a senso unico, senza possibilità di uscita, ma potenzialmente infinita e continuamente in costruzione.

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