
Ieri pomeriggio siamo stati a Milano alla conferenza stampa per il lancio di “1969” il nuovo disco di Achille Lauro. Dopo un ascolto esclusivo in anteprima delle 10 tracce che compongono il progetto, Achille Lauro si è presentato ai giornalisti per raccontare il suo lavoro e rispondere alle domande della stampa.
“1969” è un disco che sicuramente farà parlare di sé, per la sua natura selvaggia e sorprendente. Ce ne ricorderemo a lungo di questo album, un disco che risuonerà per molti anni, a partire da oggi fino all’indefinito futuro.
La prima traccia con cui si apre l’immaginario di “1969” è la famigerata sanremese “Rolls Royce”.
“Rolls Royce vuole essere un pezzo generazionale.” Ci dice Achille Lauro in conferenza stampa, “Come tutto il disco 1969.”.
Alle polemiche strascico del Festival di Sanremo 2019 riguardanti il testo di questa canzone, che da alcuni è stato additato come un “inno alla droga”, Lauro ribatte portando l’attenzione sulla responsabilità delle azioni di chi è sotto le luci della ribalta e che egli attribuisce principalmente alla gestione dei canali social. Per quanto riguarda i testi, e questo testo in particolare, è tutto un altro paio di maniche. Il contenuto del testo di una canzone è un contenuto artistico. L’educazione, secondo il rapper romano, è importante. Esiste l’intelligenza per fortuna, che ci permette di capire fin dove ci si può spingere, liberamente, in autonomia.
“Chi affronta il problema della droga con superficialità non conosce il problema davvero e non è in grado di affrontarlo. La droga va affrontata nelle scuole, è una cosa seria”.
Achille Lauro poi ricorda come il titolo “Rolls Royce” rimandi esplicitamente alla famosa citazione di Marilyn Monroe: “Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quelli di un vagone del metrò“.
Sicuramente poi l’esposizione mediatica “buona” del Festival di Sanremo è servita ad Achille per raggiungere le fasce di fruizione over 25, che non aveva ancora pienamente conquistato.
La seconda traccia del disco è “C’est la vie”, che è il singolo già edito sia su YouTube che in radio.
I pezzi di Achille sono stati d’animo personali immortalati in una dimensione sonora che comunica e rilascia vibrazioni riecheggianti.
“Cadillac” è una ventata di aria calda che odora di Arizona.
La quarta traccia è l’attesissima featuring con Coez: “Je t’aime”. Un brano ridondante e ipnotico “Non ci fermiamo mai” cantano i due rapper. Francesismi diffusi.
A seguire troviamo “Zucchero”. Ritorna Achille l’angelo. Riferimenti al passato musicale italiano con citazioni di Nino D’Angelo e Franco Califano. Un brano psichedelico e affascinante.
“Mi ispiro a Rino Gaetano” ci dice Lauro “Io cerco semplicemente la diversità, qualcosa di nuovo. Mi piace sperimentare. Nessun pittore dipingerebbe lo stesso quadro per tutta la vita. Io sono così. Sono stato onorato che un pezzo come Rolls Royce sia stato così apprezzato a Sanremo.”
La sesta traccia, che sarebbe la prima della “side b” di un ipotetico LP, è la title track “1969”, una ballata rock sotto la luna.
Achille Lauro vuole proprio parlare a tutti, vuole abbracciare tante generazioni, un po’ come è riuscito il grande Vasco Rossi, a cui alcuni tra noi hanno già tentato di affiancare come figura.
“Cambiamo sound ogni anno, ma quello che c’è dietro rimane sempre. L’intenzione, quello che porti dentro e trasmetti è importante. Se Vasco dice siamo soli ha un senso più forte che se lo dicesse un’altra persona. L’intenzione caratterizza il lavoro che fai, anche se questo muta forma continuamente come nel mio caso”.
L’epoca che racconta Achille Lauro, gli anni ’60 e ’70 del ‘900, hanno dato vita a quella che per Lauro è la musica con la M maiuscola.
“Tutto il resto è un surrogato. Quella musica (la musica degli anni ’60 e ’70 ndr) è un patrimonio inestimabile. Mi è stato facile avvicinarmi ad essa. Mi sento al posto giusto e nel momento giusto. Gli anni ‘60/’70 sono l’epoca più creativa della storia. C’era voglia di cambiamento e di libertà. Dopo Sanremo non vedevo l’ora di finire questo progetto (il disco “1969” ndr) a cui lavoravo da 2 anni. Il calore e l’apprezzamento del pubblico mi hanno spinto a rimettermi in studio già dopo solo 4 ore dalla fine del Festival.”.
“Roma” feat. Simon P è un brano “confortevole” per lo zoccolo duro dei giovani fan di Achille legati al movimento trap. Si tratta qui però di una trap progressiva, molto alla “Achille Lauro”. Un nuovo inno a Roma città-madre, amata e odiata dai suoi figli.
“Il disco è essenzialmente sperimentale e personale. I brani sono molto intimi e non volevo fare featuring. Tutte le collaborazioni nascono da autentici rapporti umani di amicizia.”.
La traccia 8 “Sexy Ugly” è a mio avviso una vera mega hit. Parole che si scagliano nella mente di chi le ascolta mentre assapora un sound futuristico ricco di saggezza. Forse abbiamo il Manifesto della nuova wave musicale italiana.
Il presidente della Sony Music Italia Andrea Rosi ha così presentato il suo artista:
“Abbiamo a che fare con un artista vero. Una stella creativa. Il disco è davvero spiazzante. Ci ha sorpreso e entusiasmato da subito.”
“Delinquente” è un brano elettro-rock-dance. Una sorta di Vasco 2.0.. Intrigante.
Il disco si chiude poi con “Scusa”, la stessa parola che Achille Lauro porta sullo zigomo sinistro sotto forma di tatuaggio. Che dire, un brano denso, col quale l’autore ci comunica che “non sa più di sé stesso”, non si riconosce più. Achille chiude l’album chiedendo scusa. Il brano è una lettera, una riflessione profonda sul tempo e sulla vita.
La vita in generale per Lauro costituisce il carattere di una persona.
I brani raccolti in “1969”sono stati scritti in momenti difficili. Il lavoro che svolge Achille Lauro è quello di usare letteralmente questi suoi momenti difficili che condizionano e hanno condizionato la sua vita, e lasciare che essi condizionino il suo percorso, la sua arte.
Questo disco racconta vuoti personali non disagio da borgata come i precedenti.
Achille Lauro ha costruito il suo successo come un operaio, ora per ora. “Senza dormire per 7 anni” ci racconta.
“1969” contiene Elvis, è Twist & Shout. Nella registrazione dei brani è stata tenuta una parte analogica, batterie e strumenti veri suonati, ma l’elettronica rimane pur sempre presente, proprio ad arricchire il sound.
“Scrivere in analogico serve per i live”. Ci dice Lauro. “Dal vivo do il meglio di me”.
“1969” è un disco retrofuturo, sconvolge e coinvolge allo stesso tempo. Richiama il passato, ma solo per esplodere nel presente e riecheggiare nel futuro, per sempre.
Federico Guarducci