
Martedì 20 novembre, nella sala polifunzionale della Fondazione Feltrinelli a Milano, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei nuovi progetti live (e non solo) di Francesco De Gregori.
L’artista romano, come da lui stesso ammesso in conferenza stampa, ha avuto l’idea di diversificare l’esperienza dal vivo nel 2019 in 2 eventi, 2 tour, differenti come concezione, ma complementari, sia per il pubblico che desidera avere un’esperienza a 360 gradi del cantautore, sia per lo stesso De Gregori, il quale percepisce il bisogno intrinseco di esprimersi in due scenari eterogenei.
Si parte con “Off The Record”, dal 28 febbraio al 27 marzo presso il Teatro Garbatella di Roma, un’intima sala che può raggiunge la capienza massima di 230 posti dove il cantante sarà accompagnato da 4 musicisti (Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino); per poi arrivare all’estate con il “De Gregori & Orchestra Greatest Hits Live”, che partirà l’11 giugno alle Terme di Caracalla a Roma, per poi distendersi in un tour colossale nei luoghi più prestigiosi e suggestivi d’Italia. Il tour proseguirà infatti a Taormina al Teatro Antico il 15 giugno, al Lucca Summer Festival il 30 giugno, in svariati luoghi storici e di rilevanza artistica ubicati sul suolo italiano, fino alla data finale del 20 settembre a Verona, dove avrà luogo il gran finale presso la favolosa Arena, che per l’occasione avrà tutti i posti numerati, anche in galleria.
L’orchestra che accompagnerà Francesco De Gregori sarà composta da 40 elementi, avrà come nucleo centrale il quartetto degli Gnu Quartet (Raffaele Rebaudengo alla viola, Francesca Rapetti al flauto, Roberto Izzo al violino e Stefano Cabrera al violoncello) oltre alla band, ormai storica, di De Gregori.
“Sono particolarmente felice che la Stagione estiva 2019 alle Terme di Caracalla venga aperta da un evento eccezionale quale il concerto di Francesco De Gregori accompagnato da una grande orchestra” – ha dichiarato Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – “Le Terme di Caracalla da qualche anno a questa parte sono aperte alle eccellenze musicali oltre i rigidi confini dell’opera e della musica classica. E la musica e l’arte di Francesco De Gregori, da molti decenni, rappresentano un vertice assoluto della canzone italiana, una delle forme più antiche e nobili del nostro patrimonio musicale. Il concerto di Francesco De Gregori, come inaugurazione, sarà un grande omaggio all’artista amato da tutti gli italiani, ma anche – grazie alla splendida e unica cornice delle Terme di Caracalla – una consacrazione del suo straordinario lavoro artistico.”.
Prima di scoprire le due anime di Francesco De Gregori in giro per l’Italia, possiamo tutti goderci lo spettacolo del tour internazionale del 2017 racchiuso nel primo film documentario del regista Daniele Barraco intitolato“Vero Dal Vivo”, in onda in prima serata su Rai 3 sabato 1 dicembre alle ore 21:40. Il documentario in questione è stato presentato in anteprima alla recente Festa del Cinema di Roma come Evento Speciale. “Vero Dal Vivo” vuole essere un racconto sporco, vissuto, realistico di un uomo e del suo incessante bisogno di produrre, di fare arte, musica in questo caso. Complice l’amicizia che intercorre tra il regista Barraco e De Gregori, l’artista viene mostrato in modo del tutto vero, ironico e inconsueto, allo stato brado potremmo dire, nel suo habitat naturale in piena libertà.
Ecco cosa ci ha raccontato nello specifico lo stesso Francesco De Gregori sui suoi nuovi progetti, sulle due anime di Francesco a confronto.
In merito alle 20 repliche di “Off The Record” al teatro Garbatella, quanto sarà variabile la scaletta?
Ci sarà un nucleo centrale di 20/25 pezzi, diciamo in scaletta, poi sera per sera si varierà aggiungendo canzoni poco eseguite dal vivo che verranno provate poche ore prima di andare in scena, nel pomeriggio. Mi eccita questa idea di dare un senso di improvvisazione alla mia musica, questo tra l’altro mi permetterà di variare molto sera per sera. Ad esempio, l’altro giorno all’estero mi hanno chiesto perché non facessi mai “Souvenir”, l’abbiamo provata al volo e l’ho fatta subito sentire alla mia amica che me lo aveva chiesto al soundcheck, è venuta proprio bene!
Per quanto riguarda il progetto “Orchestra”, possiamo aspettarci un disco live collegato al tour?
Io vorrei fare un disco, ma non sarà dal vivo. Vorrei registrare in sala quello che sarà fatto dal vivo. Registrato su due piste separate in sala di registrazione. Niente mixaggi, tutto suonato dal vivo, ma senza il pubblico, senza gli applausi, una presa orchestrale in diretta. Vi dico di più, vorrei che il disco uscisse già questa estate.
“De Gregori & Orchestra”, chi sta curando gli arrangiamenti?
Degli arrangiamenti se ne occupa gente brava (ride ndr). Gli Gnu Quartet con cui ho condiviso un’esperienza bellissima, ovvero il “RisorgiMarche”, un concerto in un prato a 1500m (slm ndr) nelle marche. Per quella occasione ho voluto dei giovani marchigiani a fiancheggiarmi e così ho conosciuto gli Gnu Quartet. Mi sono piaciuti subito moltissimo e ho deciso di affidare a loro gli arrangiamenti del tour orchestrale.
Per quanto riguarda le repliche al Garbatella, ti sei per caso ispirato a qualche progetto simile, magari americano? A New York questo genere di live va molto.
Springsteen lo fa, lo so. No, non mi sono ispirato a lui nè ad altri che lo fanno, è una cosa bella, se l’ha fatto il boss posso farlo anche io (ride ndr). Lui (Bruce Springsteen ndr) fa 300 sere a Broadway, io solo 20 in un teatro parrocchiale. Sapevo che Springsteen stava facendo un live teatrale, ma non sapevo che si chiamasse “On Broadway” e io volevo chiamare il mio progetto alla Garbatella “On The Record”. Così ho dovuto cambiare, per evitare finte polemiche, ed è diventato “Off The Record” che devo dire mi piace anche di più. Per me è una cosa nuova questa, sono molto eccitato all’idea. Credo che il coinvolgimento sarà diverso.
Come è stata scelta invece la scaletta del tour orchestrale?
Diciamo che “Greatest Hits” è una dichiarazione d’intenti. Circa la metà delle persone che vengono alle mie esibizioni vogliono sentire le mie hits, per così dire, “La donna cannone”, “Generale” etc.., l’altra metà invece non ne può più (ride ndr). Poi questi della seconda metà cominciano a dire che tale canzone era meglio come era stata eseguita due anni fa, dieci anni fa… con questi due progetti accontentiamo tutti: chi viene ai live orchestrali si sentirà tutti i miei grandi successi mainstream, chi invece verrà alla Garbatella si ritroverà a partecipare a un intimo concerto residenziale, alla Garbatella porterò dentro canzoni molto minori. Canzoni come “Souvenir”, ad esempio, che non ricordavo nemmeno il testo, ho dovuto leggerlo per farlo sentire alla mia amica al soundcheck. Le hits orchestrali saranno comunque riarrangiate, quindi ci sarà anche lì una dimensione di novità.
C’è un filo conduttore tra gli ultimi tuoi progetti o sono slegati?
Sono slegati direi, eccettuata la mia voglia di suonare coi miei artisti. Non amo la prevedibilità, non amo le cose già fatte, il filo è la ricerca di novità per me e per il pubblico.
Stai uscendo un po’ dalla tua comfort zone? È una nuova necessità che hai di vedere di più le persone?
Mi dà meno fastidio di una volta (ride ndr), buon segno, meglio tardi che mai.
Dopo tanti anni qual è la cosa che ti fa andare avanti?
Il rapporto con il pubblico è davvero emozionate, so che è una banalità da dire, ma è così; è sentire la gola che si apre e si stringe, far suonare una parola diversa dalla sera prima, il basso che si appoggia in modo diverso sulla base. Rendere partecipe il pubblico di tutte queste mini variazioni che contengono la mia vita, le mie storie, la mia visione del mondo. Tutto questo contiene un nocciolo di emozione e commozione. Direi che è essenzialmente questo.
Springsteen “chiacchiera” molto a New York, lo farai anche tu al teatro Garbatella?
Non lo escludo, ma so che non mi piace raccontare nulla prima di cantare. Quando vado ai concerti e mi trovo l’artista che fa l’introduzione alle canzoni mi viene fastidio. Questo è un momento per parlare (si riferisce alla conferenza stampa ndr), poi ci sono i momenti dove si suona. Springsteen è diverso, lui fa dello storytelling, non sono mere introduzioni, lui lo andrei a vedere. Io però non ho voglia di raccontare la mia vita attraverso le mie canzoni come fa lui, lo faccio semplicemente con le canzoni, nel mio modo. Non sarò mai un grande parlatore. Adesso sì però, non vedete? Non mi fermerei mai! (ride ndr). Scusate, so che è stata una risposta abbastanza astrusa (ride ndr).
Canterai ancora con tua moglie Chicca?
Per ora non saprei, può essere.
“Anema e Core” la farai al Garbatella o al tour orchestrale?
Più facile al Garbatella, è a Roma, mia moglie abita li, magari si decide a venire e la cantiamo (ride ndr).
Come è stato essere “pedinato” da un regista scortato di troupe durante il tour internazionale?
Daniele Barraco riesce a starmi appresso benissimo, è il mio fotografo, lui sparisce, è pazzesco. Filma tutto senza farsi vedere, scomparendo sullo sfondo. Il viaggio del tour è quindi ben raccolto, ben narrato da Daniele che è davvero come una mosca sul muro. Il film è fatto di indizi che non fanno capire che pesce sono… sono quel pesce là in quel momento che vedete, e un altro in un altro ancora. Questo film apre la finestra su un mistero, sul mio mistero, che non è il mistero di Francesco De Gregori, è il mistero di ognuno di noi colto nella sua intimità. La spontaneità è stata facilitata e si vede. È anche un film geografico, c’è ad esempio una chiacchierata con un taxista napoletano a New York, a un certo punto gli canto tutta “Anema e Core” in taxi a questo poveretto (ride ndr).
Nel film sei senza barba, cosa è successo? Sembravi davvero mezzo nudo senza la tua barba.
Meno male che non ero nudo del tutto… (ride ndr) Comunque cosa è successo, è successo che in Grecia volevo fare un’immersione e ho dovuto comprare una maschera speciale che copre anche il collo, con la barba non mi stava aderente ed entrava l’acqua, per questo ho dovuto tagliarla. Adesso mi è ricresciuta, ma non mi interessa, sono stato anche io sensibile alla passione per le armature, che possono essere una barba, un paio di occhiali scuri. Queste cose non contano nulla, possono aiutare psicologicamente e possono dare un’immagine stereotipata di un artista. Non mi interessano più questo genere di cose.
Federico Guarducci