Spettacolo News ha avuto il piacere di intervistare Max Gazzè, uno dei cantautori più bravi e più apprezzati degli ultimi decenni. Max Gazzè è polistrumenta, ha studiato pianoforte per poi dedicarsi quasi interamente al basso elettrico, sua grande passione. Dopo essersi esibito da ragazzino in diversi Paesi fra cui Belgio, Francia e Olanda, agli inizi degli anni ’90 torna a Roma, per dedicarsi alla sperimentazione e alla composizione di colonne sonore. Tra le sue numerose collaborazioni ricordiamo quelle con Frankie HI-NRGAlex BrittiNiccolò Fabi e i duetti con Paola Turci, Dolcenera, Marina Rei, Levante, Caparezza, Serena Abrami, Raf e i Bluvertigo.

 

In che modo nascono tutte le tue canzoni?

In che modo nascono?? (Ride) Fortunatamente non c’è uno schema definito o definibile, dico fortunatamente perché sono sempre alla ricerca di nuove modalità per proseguire un atto creativo nel momento in cui nasce un’ispirazione. Dopo devi seguire un filone per cercare di evitare di ripeterti. Tu sai che facendo quel tipo di percorso arrivi a quel tipo di arrangiamento, poi io sono anche produttore ed arrangiatore delle mie canzoni per cui al di là della composizione, non so chitarra e voce, c’è tutto un contorno che ogni volta deve avere delle sfumature diverse, altrimenti sarebbe noioso.
Non sono alla ricerca di qualcosa di definito, ma anzi cerco sempre di variare!

Com’è il tuo rapporto con i social network?

Attraverso i social network sto cercando di interagire con il pubblico ma è un po’ difficile… Non seguo Facebook, c’è un team che se ne occupa e ogni tanto anche io personalmente faccio qualche cosa, Twitter lo seguo sempre meno e quindi per ora mi limito a pubblicare delle foto inutili o dei video sciocchi su Instagram!


E il tuo legame con i fan com’è?

Non sono il cosiddetto “fan-fobico”, nel senso che mi piace quando ho di fronte i fan e mi dimostrano il loro affetto. Vuol dire che io trasmetto a loro qualcosa attraverso la mia arte e le mie espressioni. Se c’è qualcuno che recepisce e a cui piace quello che faccio, per me merita grande rispetto e considero tutto ciò un interscambio. A volte quando compongo cerco di trasferire qualche cosa. La musica ha un linguaggio che serve a veicolare delle condizioni emotive, così come la parola veicola dei significati: la musica, infatti è un archetipo e va direttamente a comunicare emozioni. E’ importante quando un fan mi dimostra il suo affetto, ne sono contento e mentre compongo penso prima a quando mi emoziono io e poi anche alle altre persone che ascolteranno, sperando che possano emozionarsi a loro volta. E’ questo secondo me il senso dell’arte, il trasferire qualcosa di impalpabile in qualcosa di udibile, di visibile. Questo è importante e quindi anche il rapporto con chi ha la sensibilità di percepire queste cose deve essere un rapporto forte, vero, così come effettivamente è nel mio caso.

In carriera hai già collaborato con moltissimi artisti del panorama musicale italiano e a dicembre ci saranno dei concerti, “Collisioni a Roma”, in cui ti esibirai con Carmen Consoli e Daniele Silvestri: cosa ci dobbiamo aspettare da questo trio?

Sicuramente tra di noi c’è una bella alchimia, Carmen e Daniele li conosco da più di 20 anni. Abbiamo già fatto insieme “Collisioni” a Barolo ed è stata una bellissima esperienza. Anche in questo caso metteremo lo stesso impegno e la stessa passione per fare un concerto che possa essere bello per noi, ma bello soprattutto per il pubblico. La prima cosa è che debba essere bello per noi e poi automaticamente il pubblico apprezzerà anche in che modo il concerto verrà strutturato. Non è una cosa ovvia, cercheremo di fare delle cose che possano piacere e che coinvolgano noi in primo luogo. Il palco amplifica quello che succede, diventando quindi l’amplificatore di una bella cosa, che gli spettatori potranno recepire in quanto tale.

Carlotta d’Agostino

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