Intervistare Fabio Curto è stato particolare, divertente e sorprendente. Fabio è un ragazzo trasparente, come la sua musica. Emerge la sua semplicità, come quella che si nota facilmente nei testi delle sue canzoni, ma anche una grande ricchezza e consapevolezza. E’ passato dal cantare per le strade di mezza Europa a vincere “The Voice of Italy” nel 2015, senza mai dimenticare le sue origini e quegli episodi che lo rendono così… sui generis!

“Via da qua” è il tuo nuovo brano, in radio dal mese di aprile. Il testo della canzone risulta molto genuino, sincero, vero. Parli delle vecchiette a cui canteresti canzoni di Modugno e dei bambini a cui lasciare una carezza, ma anche del valore degli artisti, che va oltre i dischi che vendono. Com’è nato questo brano e cosa vuoi trasmettere o raccontare?

Dopo la tournée del 2015 sono nate le prime battute di questo brano. E’ stata una sfida mettere insieme una melodia tendente al folk americano – quello che prediligo nella composizione – abbinato ad un testo in italiano. E’ nato durante un tour abbastanza stressante, arrivato dopo la vittoria di “The Voice” e avevo ben chiare davanti agli occhi le cose da cui prendere le distanze, elementi che mi facevano sentire “costretto”. In un certo senso è un “Via da qua” che parte da me, ma si rivolge a tutte le persone che per qualche ragione si sentono costrette in qualche situazione, che non sceglierebbero se potessero prendere decisioni liberamente. Ci sono proprio i valori che più amo, gli sguardi sinceri, i bambini che si entusiasmano per poco e grandi che hanno smesso di entusiasmarsi. Io poi con le vecchiette ho un rapporto un po’ particolare… (Ride). Sono affascinato da loro, mi piace ascoltarne le storie e ho sempre l’impressione che da un momento all’altro si possa perdere una fetta di enciclopedia e quindi, ogni volta che parlo con loro, mi sembra davvero un momento prezioso. In particolare, quando ho scritto il pezzo, c’era una vecchietta di 93 anni che non era riuscita a venire ad un mio concerto ed aveva mandato i suoi nipoti a riferirmi che i figli non l’avevano mandata. Quando l’ho saputo ho chiesto informazioni su questa persona a mio nonno, mi ha indicato dove poterla trovare e così, messa la chitarra in macchina, sono andato a cantare sotto casa sua “Amara terra mia” di Domenico Modugno. Un’emozione, i pianti… che dire! E’ in perfetto stile Fabio Curto questa cosa!

Il Fabio di oggi è diverso da quello vincitore di “The Voice”? Cosa è cambiato da allora?

No, non lo è affatto. Sono cambiate tante cose, è cambiato il modo di affrontare il settore musicale, il mio approccio, ho gli occhi sicuramente più aperti, ho visto tante cose che non avrei visto se non avessi vinto un talent. Sono maturato in questo senso e mi sono professionalizzato nell’esecuzione e nella composizione credo di aver fatto dei passi in avanti. Sono forse un po’ più serio sul lavoro, per il resto credo di essere quello che ero!

Come descriveresti l’esperienza del talent e cosa ti ha lasciato?

Mi ha lasciato dei segni indelebili, alcuni sono molto belli. Non era nel mio stile gareggiare perchè, quando si parla di arte, non credo esistano delle sfide, classifiche o robe del genere. Mi sembra quasi innaturale. Naturalmente è stata un’esperienza molto forte, mi sono messo alla prova con un mondo che non mi apparteneva e ne sono uscito arricchito. Penso di aver dato anche io qualcosa alla trasmissione in realtà, non solo il contrario.

Molti artisti soprattutto negli anni passati, ma anche recentemente con Francesco Gabbani, si sono fatti conoscere dal pubblico partecipando – e a volte vincendo – al Festival di Sanremo. Tu che rapporto hai con la Kermesse? La segui? Ti piacerebbe salire sul palco dell’Ariston?

Sì mi piacerebbe molto, ma non è una priorità per me in questo momento. Sanremo rappresenta simbolicamente il fulcro della musica leggera italiana, quindi mi piacerebbe e lo affronterei con una certa serenità ed un grande entusiasmo. Più entusiasmo che paura direi. Non so se quest’anno proverò le selezioni, due anni fa ho presentato un brano e lo scorso anno nessuno. Quest’anno perché no, potrei ritentare!

La musica che va per la maggiore in Italia è senza dubbio il pop, ultimamente anche il rap. Tu in carriera hai sperimentato molti generi diversi: a quale ti senti più legato e perché?

E’ una domanda difficilissima! In generale amo tutto ciò che mi porta “oltre”, che mi porta fuori da questa realtà o che mi fa sognare ad occhi aperti. Ritengo sia giusto dividere i periodi, quindi dedicarsi ad un determinato tipo di musica in un momento e non mischiare tutto nello stesso calderone. Ad oggi credo che folk ed il rock siano i due elementi che mi abbiano accompagnato maggiormente durante tutta l’infanzia, l’adolescenza e la maturità musicale e che terrò ancora per un po’. Non vorrei spiazzare troppo il pubblico con uno strumentale balcanico di 18 minuti!

Hai girato l’Europa come cantante di strada, con pochi soldi in tasca e tanta voglia di far musica. Cos’hai notato di diverso negli altri Paesi vivendo questa esperienza?

Ho notato in alcuni Paesi un approccio un po’ diverso, più freddo, mentre in altri tanto tanto rispetto per questa professione, soprattutto in Germania. Ho percepito poi un altissimo livello di qualità musicale nell’est Europa: magari uno non era il violinista più importante e conosciuto del quartiere, ma era un vero e proprio mostro con lo strumento! Anche a Bologna, però, quando cantavo per strada le persone che compravano il mio cd mi ringraziavano, non ero io a ringraziare loro e questo è già tutto un dire! “Grazie per quello che ci regali, perché ci stai dando qualcosa di veramente bello, inaspettato. Grazie per quello che fai”. Per me questo era estremamente affascinante!

Che colore abbineresti ai tuoi spettacoli che attualmente stai presentando in giro per l’Italia?

Mah credo un marrone… o forse no, un grigio… No troppo tristi! Trovato, sono blu elettrico… O forse rosso… Cavolo è una domanda assurda! Gli spettacoli sono molto frizzanti, c’è del rock, del funky… Facciamo così, quando vedrai un mio live sarai tu stessa a scegliere un colore adatto!

Carlotta d’Agostino

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