Il tempo del tamburo” di Sabina Moretti è un’opera a metà strada tra il romanzo storico e il fantasy preistorico e ha la particolarità di essere narrata dai punti di vista in prima persona di diversi personaggi, tra cui la protagonista Hay. Quando la incontriamo è solo una bambina e vive all’interno di una tribù, i Kefna, alle pendici del monte Urartu (l’antico nome dell’Ararat, la più alta cima della Turchia); ci troviamo alle ultime fasi del mesolitico e già si cominciano a vedere i segni della rivoluzione neolitica che avverrà di lì a poco.
Hay è una bambina speciale: ha gli occhi di due colori diversi, uno verde e l’altro blu, ha i capelli rossi e la pelle diafana; purtroppo queste caratteristiche non sono affatto accettate dalla sua tribù, in quanto sono considerate di natura demoniaca. All’inizio del romanzo veniamo quindi catapultati immediatamente in una scena brutale, che sfortunatamente era una pratica molto diffusa in quel periodo storico: Hay sta per essere sacrificata dallo sciamano del suo villaggio per eliminare il maligno dalle loro vite e per propiziarsi gli spiriti. Solo l’intervento di uno sciamano straniero, Gnu degli Akbi, impedisce la sua uccisione. Egli ha infatti visto Hay in un sogno profetico e conosce bene il valore della bambina: ella è destinata a prendere il suo posto come sciamano una volta cresciuta e le visioni hanno anche suggerito che potrà essere una guida essenziale per la tribù di Gnu.
Purtroppo anche presso gli Akbi si ripropongono gli stessi problemi e la bambina è vessata a causa delle sue caratteristiche fisiche; Gnu offre però una spiegazione che colpisce nel profondo: «Il fuoco, il cielo, il prato, la pietra splendente, in lei vivono i doni della Grande Madre che tutti ci ha partorito». Questa bambina dai capelli di fuoco, dagli occhi di cielo e di prato e dalla pelle candida come le pietre cresce e diventa una giovane donna passionale, coraggiosa e indipendente; Sabina Moretti ci racconta dei cambiamenti che ella apporterà all’interno della sua tribù, che condurranno a un nuovo modo di vedere i rapporti umani e sociali. Il percorso di Hay subisce una forte accelerata quando si reca con Gnu e un gruppo di uomini e donne presso la montagna sacra, dove sta avvenendo la costruzione di due templi megalitici da parte di etnie diverse; è lì che Hay diventerà donna, madre e sciamana: nell’affascinante “Il tempo del tamburo” possiamo conoscere la sua storia, che magari è stata simile a quella di altre donne all’alba del neolitico.

La redazione – In collaborazione con Diffondi Libro

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