
Emozione, è il termine esatto per raccontare la bella intervista con Ezio Guaitamacchi, autore di “Amore, Morte e Rock’n’Roll – Le ultime ore di 50 rockstar: retroscena e misteri” (edito da Hoepli), il nuovo libro del noto scrittore e giornalista musicale, dedicato agli ultimi istanti di vita di vari artisti, vere icone del rock. Alcuni di loro, avvolti ancora nel mistero. Arricchiscono il libro, preziosità quali le prefazioni di Enrico Ruggeri e di Pamela Des Barres, una delle groupie più iconiche degli anni ’60 e ’70.
“Il grande artista è fragile per definizione” – scrive Ruggeri in prefazione – “troppo sensibile per vivere una vita normale, sempre in bilico tra il trionfo e l’abisso”. Una frase che descrive molto bene la “natura difficile” e complicata della personalità degli artisti, delle rock star.
Abbiamo incontrato l’autore, in una lunga intervista telefonica, il cui libro è davvero emozionante, empatico, ricco di curiosità, sfumature, approfondimenti, aneddoti, umanità; un testo intrigante, che ci consente di entrare nella vita di alcuni artisti e ci racconta le loro morti: alcune misteriose, altre naturali, oppure prevedibili o del tutto accidentali. Artisti di fama mondiale che molto spesso “nascondevano zone d’ombre, solitudini”, affetti, mancanze, lati oscuri e molti di loro, “vittime di se stessi e del loro essere star internazionali, amate, idolatrate”. A volte, troppo sole.
Dalla morte di Michael Jackson a quella di Amy Winehouse, dal suicidio di Kurt Cobain alla fine annunciata di David Bowie, grande operazione marketing su se stesso e del suo ultimo album, alla morte di Freddy Mercury. Dalla scomparsa malinconica di Whitney Houston e George Michael a quella di Prince, dai tre testamenti di Aretha Franklin fino a Chris Cornell (con un album postumo ora di inediti, fatto uscire dalla moglie, Ndr).
Un racconto documentato, un libro da tenere, da leggere, da annusare, da riaprire anche ogni tanto e non certo da lasciare in un cassetto. Un filo noir, tra indagine e racconto-documentario; sempre appassionato, passionale, empatico, intenso. Da leggere, tutto d’un fiato.
Reduce anche dall’incontro con Manuel Agnelli, leader degli Afterhours e fresco giudice di “X-Factor”, Ezio Guaitamacchi, grande esperto di musica e vera enciclopedia vivente, ha dialogato con l’artista sul canale Facebook della casa editrice Hoepli, proprio sulle storie di alcune rock star ricordate nel libro e sulle loro morti, molte delle quali ancora incomprensibili. Durante il loro incontro alla Hoepli, hanno preso in esame – in particolare – le morti causate da eventi drammatici, da strane coincidenze o da eventi assolutamente imprevedibili. Morti intrecciate spesso con i loro affetti o solitudini, circondate ancora oggi proprio da un alone di mistero.
Come è nata l’idea di realizzare questo libro?
Molti anni fa già mi ero occupato di questo per Rai2 con un programma radiofonico, un libro e uno spettacolo teatrale: questa “liason” tra la vita delle rock star e la loro drammatica fine. Morti drammatiche, a volte violente, a volte misteriose. Sicuramente l’attualità degli ultimi dieci anni mi ha riportato sulla “scena del crimine”, come si dice. La realtà ci propone sempre brutte notizie. La differenza rispetto al progetto precedente è che in questo libro ho inserito la parola “amore” nel titolo e il concetto di “amore” stesso, parlando proprio con la compagna di Lou Reed per tanti anni: mi faceva notare come la morte possa essere vista come l’espressione dell’amore che abbiamo avuto per la persona che non c’è più. E questo mi ha fatto riflettere, pensando alla sua storia e alle storie di altri grandi artisti: ci sono spesso grandi storie d’amore legate a loro oppure il contrario, l’assenza di amore e un grande vuoto di solitudine. Ho voluto ripercorrere le loro storie, il loro vissuto, cercando di raccontare una prospettiva diversa. E dato che le vite di queste rockstar sono state dei “film”, ho cercato di rendere il tutto “cinematografico”, le loro fini sono straordinarie tanto quanto le loro vite.
Non ha voluto cercare una verità “vera” nel libro ma ha umanizzato gli artisti e le loro storie:
No, assolutamente. Non sono un detective, un criminologo o un giornalista investigativo, mi occupo di musica quindi la musica è il filo conduttore che unisce queste storie.
L’omicidio di John Lennon: lei lo ha voluto narrare dalla prospettiva di Yoko Ono. Le chiedo il perché e anche come si sopravvive ad una perdita simile, in quel modo.
Mi sembrava una cosa che nessuno pensa o fa mai. La mia generazione ha visto in Yoko Ono un personaggio negativo che ha plagiato lui e che ha distrutto i Beatles, c’era anche del razzismo verso di lei (essendo orientale gli stupidi occidentali non avevano accettato neanche il fattore estetico) e invece è stato l’esatto contrario. Ritengo che i Beatles si sarebbero comunque sciolti e Lennon senza di lei sarebbe stato probabilmente un altro artista e un’altra persona. Ricordo solo che già prima di conoscere e sposare Lennon era un’artista molto apprezzata. È stata ed è un’artista all’avanguardia, una donna dignitosa che ha molto amato John, di un amore ricambiato. Ha vissuto il lutto in questi anni con molta dignità senza mai sfruttare il nome di John. Per lui è stata madre, così la definiva, amica, partner artistica e amante. Come racconto nel capitolo dedicato a Lennon, Yoko si ritrova negli studi dove stavano registrando il disco nel pomeriggio dell’8 dicembre 1980, qualche ora prima che John fosse assassinato; ad un certo punto Lennon la prende e la porta in uno stanzino, pronunciando “le frasi d’amore più belle che una donna di mezza età potesse sentire dal proprio uomo”, come ricorda la stessa Yoko Ono. Un’ora dopo, lei è sulla porta del Dakota Building, celebre edificio residenziale di Manhattan New York, dove vivevano, con il marito morente tra le braccia colpito da cinque colpi di pistola. Ucciso, proprio sulla porta del celebre edificio. Una donna che per 40 anni ha vissuto cercando sempre di rispettare e valorizzare l’immagine di John, mai sfruttandola. A differenza di altre mogli, madri e amanti, come racconto nel libro.
Personaggio scomodo, Lennon? Grande perdita la sua morte.
Scomodissimo, per le sue opinioni politiche e le cause appoggiate. Considerato scomodo dall’amministrazione Nixon. E’ stata certamente una grande perdita. John Lennon è morto a 40 anni, 40 anni fa e dopo un periodo di crisi personale e artistica aveva forse recuperato la voglia di fare musica. Pensiamo cosa ci siamo persi, quanto abbiamo perduto e cosa Lennon avrebbe ancora potuto fare e dare all’arte, alla musica…
Quali sono le morti e i momenti che l’hanno toccata maggiormente?
Mi hanno molto toccato la morte di Leonard Cohen e soprattutto la storia di Lou Reed e Laurie Anderson, sua compagna per vent’anni. Ho conosciuto entrambi, erano una coppia apparentemente uno l’opposto dell’altra; lei mi raccontava che Lou Reed era una persona dolce, mite, molto romantica. All’esterno invece Reed aveva l’immagine dell’uomo duro, scontroso, con atteggiamento ostile e sempre arrabbiato mentre lei era disponibile ed empatica. La loro fu una bellissima storia d’amore: Lou Reed era la quintessenza della “newyorkesità”, un artista che ha cantato dell’eroina e del lato selvaggio di New York. Proprio lui ha deciso di morire in una zona molto bella e di pace, in mezzo alla natura, con il solo rumore delle onde del mare, facendo fino alla fine il suo amato tai-chi, la disciplina che seguiva. Un’altra storia stupenda è quella di David Bowie, la telefonata che ha fatto al suo produttore: sia lui che Cohen si sono confrontati con la morte nei loro ultimi album. Bowie, artista notoriamente tra i più amati e controversi della storia del rock, si è spento a New York due giorni dopo aver compiuto 69 anni, è stato bravissimo a tenere una riservatezza assoluta sul suo stato di salute, non lo sapeva nessuno e la sua è stata un’uscita di scena perfetta, pianificata attentamente, la chiusura di un percorso con il suo Blackstar, il vero testamento della sua morte. Il produttore, in quella telefonata, lo avvisa dell’imminente uscita del disco e Bowie risponde “non ti preoccupare, per Blackstar ho in mente la miglior mossa di marketing possibile”. Qualche giorno dopo, la morte. A oggi questo album risulta uno dei dischi più venduti degli ultimi vent’anni della carriera di David Bowie; prova evidente, dunque, che la mossa di marketing che aveva annunciato, ha funzionato. Molto emozionante il tweet di sua moglie che scrive “Buon compleanno Mr Bowie, ci rivedremo tra le stelle”. Ecco questi sono piccoli particolari tra i più commoventi e importanti.
La morte di questi artisti leggendari sia tragica che naturale, li accomuna a noi comuni “mortali”? Li rende più vicini a noi e in che modo?
Intanto, fanno la stessa nostra fine. Quello che li rende diversi e dà loro il dono dell’immortalità sono le loro opere; il loro cuore cessa di battere come il nostro, il loro corpo viene sepolto o cremato ma le loro voci non verranno mai dimenticate perché le loro opere saranno immortali. Questo è il grande vantaggio che loro hanno e il grande dono che lasciano a tutti noi. Questa è anche la cosa che li accomuna o che rende la morte, per certi versi, meno dolorosa e meno tragica, meno incomprensibile e regala un lascito straordinariamente importante che durerà tutta la vita. Sono stati personaggi assoluti dell’eccellenza dell’umanità, le loro opere avranno sempre voce.
Che eredità ci lasciano questi grandi artisti e leggende, in un momento come questo in cui la cultura sta soffrendo?
Un lascito importante e fondamentale dal punto di vista dell’arte ma non soltanto dal punto di vista estetico: tutti loro hanno mandato messaggi importanti, ci hanno fatto capire come vivere in modo diverso. Oggi ce lo dimentichiamo ma la cultura rock degli anni ’60-70-80 ha portato una rivoluzione culturale e nello stile di vita che oggi a noi appare normale. Se abbiamo sensibilità per l’ambiente (più o meno), se parliamo di diritti civili, se capiamo come alimentarci, innalzare il nostro spirito e avere cura del nostro corpo sono queste tutte tematiche che nascono dalla cultura di allora: un modo di sintetizzare alcune dottrine spirituali filosofiche orientali con la civiltà occidentale. Oggi facciamo yoga perché ci piace, senza pensare che sia un dono che ci è stato dato.
QUI potrete trovare il libro “Amore, Morte e Rock’n’Roll – Le ultime ore di 50 rockstar: retroscena e misteri” di Ezio Guaitamacchi.
Alessandra Paparelli