
Spettacolo News intervista Enzo Mauri, speaker e conduttore con una esperienza lunghissima nelle radio, che ultimamente si è cimentato come scrittore con grande successo. Due libri per raccontare e omaggiare il mondo della radio e la radiofonia: “Quelli della radio” del 2019 ed il libro appena uscito “Qui radio libera”, per Armando Editore. Lo abbiamo intervistato e ne è nato un viaggio frizzante, professionale e sempre attuale del mezzo più bello del mondo, la radio.
In quanto tempo hai concepito il primo e il secondo libro, uscito il 26 novembre scorso, per Armando Editore?
L’esperienza del tutto nuova per me come scrittore, ha reso un po’ lunghi i tempi di gestazione soprattutto per il primo libro. Ho impiegato circa tre mesi per la scrittura, non moltissimo pensandoci bene. Nel momento in cui ho deciso di pubblicarlo, la storia ha assunto tutto un altro aspetto, poiché non essendo un nome noto, ho dovuto faticare per trovare una casa editrice che fosse disposta a stamparlo. Alla fine dopo un anno il libro ha visto la luce. Riguardo “Qui Radio Libera” il motivo scatenante è stato il lockdown di marzo. Rifugiandomi nella scrittura, ho tentato di estraniarmi dal clima di tensione che si era creato, nel momento in cui tutta l’Italia era costretta a stare chiusa in casa. “Quelli della Radio”, il precedente libro, tutto sommato era stato un test dal felice esito. A questo punto ho deciso di riscriverlo ampliandolo, arricchendolo e soprattutto ho trovato l’appoggio di una casa editrice famosa come Armando Editore. Nel giro di un paio di mesi il manoscritto era pronto.
A quale pubblico si rivolge il libro?
“Qui Radio Libera” racconta la storia della radiofonia libera italiana dal 1975 al 1990, attraverso la testimonianza di prestigiose voci presenti quando i primi segnali cominciarono ad apparire nel Fm. Il libro si rivolge agli operatori del settore e non, con un pizzico di presunzione direi che ha anche uno scopo didattico. Quelli che hanno fatto e fanno ancora radio si rivedranno in atmosfere e situazioni tipiche di quel periodo, i neofiti impareranno ad apprezzare un periodo magico e indimenticabile che purtroppo non tornerà più. I giovani appassionati di radio lo troveranno un utile aiuto a conoscere meglio questo fantastico mezzo di comunicazione. Ho avuto testimonianza di studenti cui il precedente testo ha dato una mano nel preparare la tesi di laurea, spero che capiti anche con questo.
In quale momento della giornata preferisci scrivere? C’è un momento del giorno o della notte che ritieni migliore?
In realtà non esiste un momento che prediligo rispetto ad altri. Quando ho voglia, in qualsiasi momento della giornata, mi metto al pc e scrivo. Di sicuro la sera è il momento migliore, con l’ausilio del silenzio. Solo una volta ho scritto di notte, ma in genere in quella fascia oraria preferisco dormire!
In base a quale criterio hai scelto le voci per le interviste contenute nel libro?
“Qui Radio Libera” è un viaggio lungo la penisola italiana alla scoperta delle radio che hanno fatto la storia di questo importante media, alcune delle quali negli anni sono divenute importanti network. Per ogni emittente ho scelto 2/3 figure tra le più rappresentative. In alcuni casi mi sono dovuto improvvisare detective perché non tutte le voci sono facilmente reperibili. Per il nuovo libro ho deciso di allargare la cerchia dei nomi alle maestranze che non appaiono davanti al microfono, come registi e antennisti, ma d’importanza equivalente. Sono andato a scovare, non è stato facile, anche l’antennista che montò nel 1975 l’impianto a Radio Parma, considerata la prima radio libera italiana in assoluto.
I giovani come vivono oggi il mondo della radio?
Al giorno d’oggi, il pensiero comune è che la radio sia prerogativa delle fasce adulte, quando invece anche i giovani la seguono ancora nonostante l’indubbia concorrenza dei canali in streaming. Probabilmente sono diminuite le ore d’ascolto a causa della difficoltà di alcune emittenti a intercettare un certo tipo di gradimento, spesso adottando rimedi discutibili come programmi scurrili al limite della decenza.
Ci sono più radio Fm a Roma o a Milano?
Durante una recente indagine è risultato che a Milano esistono 81 emittenti, la maggior parte network. A Roma sono di più sia per l’estensione della città, maggiore rispetto a quella del capoluogo lombardo, sia per il fenomeno tutto romano della radio sportive. Di certo anche Roma ha risentito della costante scomparsa di realtà locali, fenomeno che ha colpito tutto il territorio nazionale. Fare radio soprattutto per le locali è diventato sempre più difficile a causa degli alti costi da affrontare.
Quanto è utile per la radio l’Fm anche alla luce degli attuali lockdown, soprattutto per quanto riguarda l’informazione sul territorio?
Quando le radio nacquero negli anni ’70, assunsero subito un’importanza rilevante perché molto radicate sul territorio e quindi in grado di fornire informazioni in tempo reale su fatti accaduti nei luoghi coperti dal segnale. All’epoca la Rai era molto carente da questo punto di vista, le radio libere non ebbero problemi quindi a contendere alla radio di Stato il primato nel campo dell’informazione locale. Ancora oggi le radio sono utilissime anche sotto questo punto di vista. Durante i lockdwn sono nate realtà web proprio per informare i cittadini sulle iniziative intraprese per contrastare l’avanzata del Covid. L’Fm in Italia resterà ancora qualche anno perché gli italiani sono molto legati alle abitudini e restii al cambiamento, ma prima o poi anche noi dovremo adeguarci alle nuove tipologie di trasmissione.
Come spieghi la scelta editoriale di diverse realtà nazionali, di mandare in onda figure provenienti dalla tv e ancor più dai social network? Qual è il tuo punto di vista?
Come dicevo prima le emittenti hanno dovuto fronteggiare la pur parziale emorragia di ascolti da parte dei giovani, trasformando in conduttori radiofonici i vari idoli dei social con migliaia in alcuni casi milioni di follower. Il fenomeno fa il paio con quello che vede volti televisivi approdare al mezzo radiofonico, spesso come fosse un ripiego, con risultati il più delle volte discutibili. Specchio dei tempi: le radio sono diventate aziende dedite al profitto, con contratti pubblicitari da conquistare e rispettare. Di conseguenza dire che in onda c’è il nome tal dei tali, dà apparentemente lustro al marchio aziendale. La radio però non si improvvisa, se è vero che molti nomi noti sono affiancati in onda da conduttori esperti messi lì per colmare le loro lacune, è altrettanto vero che altri mostrano comunque di non conoscere il mezzo; qualcuno però nel mucchio si difende bene. La radio è stata ed è tuttora una straordinaria palestra per chi vuole accedere al mondo dello spettacolo: non a caso le più importanti figure televisive vengono dalla radio. Oggi viene meno considerata un punto di arrivo come avveniva anni fa, questo non le fa certo bene.
Se potessi tornare indietro nel tempo fino agli anni ’70/’80, in quale emittente vorresti andare in onda e in quale fascia oraria?
Anni fa sono stato talmente fortunato da coronare il mio sogno di andare a trasmettere a Radio Luna, esperienza per me indimenticabile. In 40 anni di radio ho trasmesso in tutte le fasce orarie, ma di sicuro le più affascinanti sono la mattutina e la notturna per la tipologia d’ascolto maggiormente, per ovvi motivi, selezionata.
Alessandra Paparelli