
Quando si parla dell’universo che ruota intorno al personaggio di James Bond e, nella fattispecie, di quello cinematografico, gli aggettivi per descriverlo sono sempre numerosi: adrenalinico, sorprendente, accattivante, spiazzante; difficilmente, però, si pensa di usare il termine commovente. E invece, nell’ultima avventura di 007 sul grande schermo c’è spazio anche per la commozione: per quel finale davvero incredibile – che non sveleremo, dato che il film è uscito soltanto tre mesi fa e in molti potrebbero non averlo ancora visto – che lascia senza respiro e con un po’ di magone. Un epilogo inaspettato e scioccante, che non si era mai visto in sessant’anni di film su una delle saghe più longeve della storia e di cui hanno parlato gli stessi autori in un’intervista insieme a Daniel Craig: proprio lui sarebbe stato, infatti, l’artefice dell’idea su quello che sarebbe dovuto essere il finale della sua esperienza nei panni di James Bond, maturata fin dal principio ovvero dalla notte in cui “Casino Royale” venne presentato al Festival di Berlino.
E quella notte ci si rese conto anche di un altro aspetto significativo: l’attore muscoloso, biondo, con lo sguardo di ghiaccio, era finalmente riuscito a risollevare le sorti di una saga che – con le anonime interpretazioni di Pierce Brosnan – aveva perso completamente appeal sul pubblico, anche quello più affezionato. Niente di più distante dal fascino e dall’eleganza di Sean Connery – che fino a quel momento era rimasto nell’immaginario collettivo come il James Bond per eccellenza –, Daniel Craig è riuscito a ritagliarsi un posto speciale nella storia della cinematografia mondiale e, soprattutto, nel cuore dei più accaniti fan dell’agente segreto. Quindici anni al servizio di sua Maestà, potremmo dire ironicamente, con cinque pellicole che – seppur non esenti da critiche – rappresentano uno spaccato importante per l’intera epopea prodotta dalla mente di Ian Fleming.
E ancor più determinante è stato proprio “No Time to Die”, che delinea uno spartiacque di cui ancora poco sappiamo. C’è tutto, nell’ultimo capitolo di Daniel Craig: le Aston Martin (comprese quelle d’epoca), la Walther PPK, il Vodka Martini rigorosamente “agitato, non mescolato”, le straordinarie invenzioni tecnologiche di Q, i battibecchi con M, la complicità con Moneypenny. E c’è anche l’amore, quello con cui lo avevamo lasciato alla fine di “Spectre”, ma anche questo è un aspetto che non vogliamo spoilerare troppo. Ci sono sicuramente le magnifiche interpretazioni di Rami Malek e Léa Seydoux e c’è, soprattutto, l’introduzione di un nuovo agente doppio zero: Nomi, interpretata da Lashana Lynch, che tanto ha fatto discutere i puristi della serie. E probabilmente lo spartiacque sta proprio qui: vedremo d’ora in avanti una 007 donna? Ancora è difficile dirlo, ma è indubbio che anche la rappresentazione femminile è cambiata molto nelle ultime cinque pellicole della saga, adattandosi sicuramente all’esigenza dei tempi.
E, a proposito di tempi, “Abbiamo tutto il tempo del mondo” dice James a Madeleine in apertura, mentre percorrono le strade della bellissima Matera, scenario dei primi inseguimenti e delle prime sparatorie del film. E i riferimenti all’inizio di tutto sono tanti, a partire dalla visita alla tomba di Vesper Lynd, perché “Finché continuiamo a guardarci le spalle, il passato non muore”, fa notare giustamente la dottoressa Swann all’amato. E con l’esplosione di quella tomba si dà il via all’azione e all’avventura che, per oltre due ore e mezza, trascina lo spettatore verso il grande colpo di scena. E sembrava davvero difficile poter arrivare a dire una cosa del genere, ma forse l’ultima avventura del James Bond interpretato da Daniel Craig è riuscita a superare anche quel capolavoro di “Casino Royale”, che non è soltanto il migliore tra gli ultimi cinque capitoli cinematografici della saga, ma anche uno dei grandi classici del cinema, con scene che rimarranno per sempre nella storia e nell’immaginario collettivo.
Eppure c’è chi sostiene con forza che “No Time to Die” rappresenti non soltanto la pellicola più riuscita dei cinque, ma forse il vero capolavoro dell’intera serie cinematografica dedicata all’agente segreto più famoso del mondo. Se sia vero o meno ci è difficile affermarlo con assoluta decisione; indubbiamente ci troviamo di fronte a un risultato davvero eccezionale e che, per come stavano le cose all’inizio – ricordiamo i problemi legati alla distribuzione, che hanno fatto saltare l’uscita del film per tre volte – pareva inaspettato e quasi impossibile. Insomma, risulta davvero difficile immaginare la fine di un’era, quella di Daniel Craig, con un’uscita di scena più spettacolare e riuscita di quella a cui abbiamo assistito.
La redazione