
“The show must go on” è proprio il caso di dirlo! Un’edizione unica e particolare proprio come il tempo che stiamo vivendo, quella di ieri sera dei David di Donatello 2020. Niente red carpet, niente photocall, niente pubblico e niente ospiti. Il cinema italiano con questa “festa” ha voluto dimostrare che è vivo e forte. La 65esima edizione si è svolta in modo inedito e molto virtuale, condotta ancora una volta da un impeccabile Carlo Conti che è riuscito a dar calore e ritmo alla celebrazione del miglior “Made in Italy” visto sul grande schermo nell’ultimo anno.
Lo studio 2 di Via Teulada è vuoto, solo un maxischermo illuminato e tutti, nominati e vincitori, collegati da casa insieme alla famiglia, chi con un bicchiere di vino a portata di mano, improvvisando un’inquadratura con una parete bianca o una libreria alle spalle. Un’edizione decisamente particolare, come ha ripetuto più volte il conduttore nel corso della serata, animata da numerosi collegamenti via web con gli artisti.
“Il cinema è l’arte del sogno, necessaria per ricostruire il Paese”.
La cerimonia comincia con il saluto del Presidente della Rapubblica Sergio Mattarella che, tradizionalmente incontra i candidati e quest’anno ha dovuto salutarli per lettera. Ha ricordato le difficoltà del settore in questo momento difficile a causa dell’emergenza Coronavirus e parlato del “cinema come arte del sogno che si realizza concretamente grazie a tanti professionisti che hanno un compito arduo sviluppare la cultura e tutelare il nostro patrimonio“. “Mi auguro un’esplosione di creatività come è stato il neorealismo dopo la seconda guerra mondiale” ha concluso il Presidente nella sua lettera.
Nella serata non sono mancati gli omaggi al cinema di ieri, ricordando due grandi pilastri come Federico Fellini e Alberto Sordi, che quest’anno avrebbero compiuto 100 anni, ma anche al cinema di domani. Il David Speciale alla Carriera è stato assegnato alla quasi centenaria Franca Valeri, “icona dello spettacolo e della cultura italiana”.
I David di Donatello 2020 iniziano con la prima statuetta, virtuale per il momento ma che poi verrà consegnata, come Miglior attrice non protagonista per “5 è il numero perfetto” a Valeria Golino la quale, con un discorso di ringraziamento, dedica il premio all’Italia.
Nella cinquina maschile di attori non protagonisti c’è anche Roberto Benigni per il suo Geppetto in “Pinocchio”. L’attore toscano ha intrattenuto e scherzato: “Questi sono i Covid di Donatello” e s’è detto tra le categorie più colpite: “io che abbraccio, tocco e prendo in braccio tutti e invece non lo posso fare”, poi più serio ha aggiunto “se ci chiudono le porte della realtà va bene ma non possono chiuderci quelle del sogno.”.
La statuetta però è andata a Luigi Lo Cascio per “Il traditore”, “riconoscente e confuso” come lui stesso ha dichiarato.
Ed è proprio “Il traditore” di Marco Bellocchio, che un anno fa esordiva al Festival di Cannes, a trionfare in questa edizione numero 65 dei David di Donatello. Non solo per la vittoria di Lo Cascio, ma “Il traditore” del regista piacentino vince altre prestigiose statuette come quelle per Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura originale, Miglior montaggio e Miglior attore protagonista con Pierfrancesco Favino che riceve l’abbraccio della moglie Anna Ferzetti, che irrompe durante la diretta televisiva.
6 le attrici candidate come Miglior attrice protagonista. Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca, Isabella Ragonese, Linda Caridi, Lunetta Savino e Valeria Golino.
Il David è andato a Jasmine Trinca per “La dea fortuna”: l’attrice prima ha mostrato il cartonato di Angelina Jolie e poi è stata abbracciata da sua figlia Elsa. Certamente una premiazione che non dimenticheremo, con i vincitori che dalle loro case ringraziano tra emozioni ed abbracci a dir poco inaspettati.
Cinque invece i premi per la favola di Natale di Matteo Garrone “Pinocchio”: Miglior scenografia per Dimitri Capuani e il Miglior trucco alla coppia formata da Dalia Colli e Mark Coulier (trucco prostetico), che sono riusciti a trasformare in animali bellissimi ed espressivi i tanti interpreti del nuovo adattamento di Collodi. Ma anche Massimo Cantini Parrini per i costumi, Francesco Pegoretti per le acconciature ed infine migliori effetti speciali a Theo Demeris e Rodolfo Migliari.
La Miglior fotografia è stata attribuita a Daniele Ciprì per lo straordinario lavoro ne “Il primo re” di Matteo Rovere, che racconta la fondazione di Roma e la lotta fratricida tra Romolo e Remo. La pellicola è stata premiata anche come Miglior produzione e Miglior suono.
Un 2020 di certo da ricordare per Antonio Diodato, che si aggiudica il premio alla canzone “Che vita meravigliosa”: il brano vincitore appartiene al film “La dea fortuna” di Ferzan Ozpetek.
L’Orchestra di Piazza Vittorio vince poi il David per il Miglior musicista, per la colonna sonora de “Il Flauto Magico di Piazza Vittorio” di Gianfranco Cabiddu, mentre la Miglior sceneggiatura non originale è andata a Maurizio Brauci e Pietro Marcello per “Martin Eden”, dal classico di Jack London.
Il film “Selfie” di Agostino Ferrente ha vinto invece il premio come Miglior documentario.
Il David di Donatello 2020 per il Miglior regista di opera prima è stato assegnato a Chaim Bhuiyan per “Bangla”, che ha dedicato il premio a “tutti i ragazzi di seconda generazione che con tanti sacrifici ce la stanno facendo. Grazie all’Italia che ci ha dato tanto.“.
E così, nonostante il clima insolito con tanti video e parole, si spengono le luci sul palco e l’appuntamento viene fissato al 2021. “La prossima edizione, la numero 66, sarà diversa. Segnerà un ritorno per il nostro cinema” come ha detto Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell’Accademia del cinema italiano e sarà anche un’occasione per cambiare.
Sara Brestolli