Il 31 gennaio 2019 uscirà “Il primo re“, un film di genere drammatico d’avventura interpretato dagli attori Alessandro Borghi e Alessio Lapice. L’opera è prodotta da Rai Cinema, Groenlandia, Roman Citizen e i belgi di Gapbusters, scritta da Matteo Rovere, Filippo Gravino e Francesca Manieri ed è diretta da Matteo Rovere stesso, arrivato ad una certa fama dopo il buon risultato di critica e pubblico del film “Veloce come il Vento”, riconosciuto come uno fra i titoli più riusciti della cosiddetta rinascita del cinema di genere italiano.

La pellicola è ambientata nel 753 A.C. e vede protagonisti due fratelli Romolo (Alessio Lapice) e Remo (Alessandro Borghi), soli, l’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda.
Il film è stato fotografato tutto con illuminazione naturale da Daniele Ciprì. A questo proposito Rovere spiega: “È un film d’avventura nel quale tutte le scene d’azione sono girate con veri stunt. Usiamo pochissima CGI a favore di effetti speciali pratici, l’unica eccezione è la grande sequenza d’apertura”.
Nel film, Rovere cerca di creare un vero e proprio realismo, quindi, il che spiega la scelta del latino pre-romano come la lingua parlata nel film: “Trascinerà il pubblico dentro a qualcosa di reale e unico avvenuto secoli prima dell’Impero Romano. Voglio dimostrare che l’industria italiana è in grado di ottenere risultati di grande eccellenza rispetto agli standard internazionali in termini di trucco prostetico, stunt, effetti speciali, combattimenti e costumi. È stato tutto creato in Italia.”.

Matteo Rovere come produttore aveva già partecipato alla saga di “Smetto quando voglio”, mentre come regista aveva esordito con “Un gioco da ragazze” seguito poi da “Gli sfiorati”, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi.
Per quanto riguarda il film “Il primo re” Rovere afferma: “Il nostro mito fondativo non è stato trattato dal cinema che, invece, ha costruito un filone ricchissimo sulla narrazione dell’antica Roma. È stata questa la spinta iniziale: era il momento di provare a calare lo spettatore nel Lazio dell’VIII secolo a. C. tenendoci più lontani possibile dall’estetica classica del peplum alla Ben-Hur, immaginando di raccontare, invece, la fondazione dell’Impero a partire proprio dal mito come se fosse vero. Alla pari di un film d’avventura, abbiamo reinterpretato in chiave realistica ed emotiva la leggenda dei gemelli Romolo e Remo.”.

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