
La “Gioconda americana” l’altra Monnalisa della celebre versione custodita nel museo parigino del Louvre, esposta attualmente presso la National Gallery di Washington, sta scatenando una serie di misteri e ricerche da parte della ricercatrice studiosa della materia, Carla Glori che si è fatta conoscere al mondo proprio per le sue scoperte riguardanti indizi segreti celati dietro le tele del genio toscano Leonardo Da Vinci.
Dopo aver scoperto infatti “Il Codice Da Vinci“, Carla Glori attualmente sta smussando una questione del tutto nuova che si celerebbe dietro il dipinto della “Gioconda americana”. Secondo la ricercatrice anche in questa tela ci sarebbero degli anagrammi connessi tra loro seconda una logica coerente abbastanza per costituire una storia completa, con dei personaggi e una trama del tutto verosimili. Glori rispondendo all’ Adnkronos, suppone che l’artista abbia utilizzato il motto “virtutem forma decorat” come una funzione matematica, cioè in qualità di “macchina alfabetica” programmata per mostrare attraverso gli anagrammi, alcune informazioni sul ritratto di Ginevra Benci su chi fosse e cosa le stesse accadendo.
Secondo la ricercatrice per risolvere il mistero le è sembrato opportuno aggiungere al motto sovra citato, la parola latina “iuniperus” che si riferirebbe al rametto di ginepro situato nel dipinto al centro del motto come simbolo di purezza. La storia ricomposta in seguito all’analisi degli anagrammi, secondo Carla Glori racconterebbe del destino al quanto drammatico di Ginevra Benci condannata nel lontano ‘1473 a sposare un uomo che detestava, l’ambasciatore veneziano Bernardo Bembo, mentre il suo amante rimaneva del tutto impotente di fronte la tragedia, condannato a subire il “foedus”, cioè il contratto prematrimoniale.
Per maggiori delucidazioni in merito al segreto, la ricerca di Carla Glori verrà pubblicata su Accademia.Edu.
Nel frattempo si aprono scommesse su un possibile futuro Best-Seller firmato Dan Brown, non sarebbe una storia per nulla noiosa!
Invito a leggere il libro “Leonardo Da Vinci. Nulla è la luna. Tre scoperte destinate a cambiare la storia dell’arte” di Luigi Ferrario.
Senza nulla togliere all’intuizione della ricercatrice Glori che indiviidua la presenza di un possibile anagramma nel cartiglio posto sul retro della tavola, Luigi Ferrario descrive con minuzia di particolari il metodo pittorico che Leonardo Da Vinci avrebbe utilizzato in questa e altre opere a conferma di quanto lo stesso genio vinciano scrive nel suo “Trattato della pittura” il quale si apre argomentando “Se la pittura è scienza o no”; ed è in questo suo discorrere che Leonardo afferma: “Nessuna umana investigazione si può dimandare vera scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni” ed essendo la Pittura per Leonardo vera scienza, per comprenderla probabilmente dovremmo porci la domanda: Quali sono quindi le matematiche dimostrazioni che elevano la pittura leonardiana a scienza? La risposta è in questo libro… per chi fosse interessato è disponibile alla consultazione presso le biblioteca Braidense (MI), la Bilbioteca dell’Ente Raccolta Vinciana (Mi) e La biblioteca Nazionale centrale di Firenze, nonché presso la National Gallery of Art Library di Washington.
Grazie del suggerimento e della segnalazione, Claudio!